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di JERRY BORTOLAN BABY DOLL da spiaggia da indossare sul bikini coloratissimo.

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È lì che si vedono in anteprima le mise da mare che poi si trasferiranno nel nostro paese. Rio de Janeiro non importa mode, le esporta. E le italiane ne vanno pazze. I compratori sbarcano dall'altra parte del mondo e ritornano con le valige piene di nuove idee. Sulle spiagge alla moda di Ipanema, di Leblon, e della Barra da Tijuca, le garote arrivano in spiaggia balanzando al suono della musica dei walkman. Non indossano più il filo dental, il microscopico perizoma che ha fatto scalpore nel mondo e che lasciava scoperto il fondo schiena. Ora vanno i bikini con lo slip a tinte unite dalle tonalità forti o a fiori e il reggiseno abbinato che invece è a disegni e righe coloratissime. Per coprire parte del corpo (si fa per dire) si indossa il tomar che cai. Letteralmente «speriamo che cada» è una sorta di baby doll molto sexy che copre (si fa per dire) il bikini. Sarà questo il nuovo trend della prossima stagione. L'altra moda, quella fuori dalle spiagge, la si scopre nelle boutique e ammirando le donne che sfilano sulla passerella naturale della Avenida Visconte di Pirajà, la via «in» di Ipanema (l'equivalente di via Condotti a Roma e di via della Spiga a Milano). L'abbigliamento femminile è tutto un tripudio di colori solari: dal bianco al rosa shocking, al turchese. Le scarpe hanno tacchi altissimi con cinturini multicolor che avvolgono la caviglia mettendo in risalto i piedi abbronzati. I sandali infradito, super trendy già da qualche stagione, sono coperti di strass e pietre dure. Le ragazze le portano sia di giorno che di sera. E c'è anche una moda per i capelli: rigorosamente corti e sbarazzini anche le non più giovanissime. Dalle cinque in poi i carioca si riversano a «downtown» alla barra da Tijuca, un supermarket del divertimento e dello shopping, aperto 24 ore su 24 e sempre strapieno di gente. Sembra di essere a Miami sull'Ocean-Drive anche se una minoranza di radical intellettuali, lo ha definito «la favelas di cemento» per via della banalità architettonica. I «radical chic», invece, vanno nei locali «informal», cortili che si affacciano sulle strade (si trovano nella bassa Leblon), per gustarsi le ultime idee di caipirinhe realizzate con frutta energetica e afrodisiaca, pilluccando aptaiser, tapas, e, guarda caso, proprio spaghetti italiani. Moda che va, moda che viene. Le distanze si accorciano sempre di più e le tendenze dei paesi si mixano in un cocktail davvero «caliente». La differenza è che in Brasile non c'è l'effetto euro. E tutto costa meno. Dall'abbigliamento al divertimento alla cucina. A Rio si mangia al «chilo». I ristoranti a buffet propongono «tubarron in salsa di caju'» (filetti di pescecane conditi con semi di frutta e pimenton verde) ma anche una variazione di un piatto classico romano, come la «coda alla vaccinara in bianco». Una bilancia pesa il contenuto sul piatto e si paga in percentuale su un prezzo fissato. E per smaltire i peccati di gola? Anche qui tutto il mondo è paese. I brasiliani alla pari degli abitanti di Los Angeles e ormai anche degli europei, sono dei grandi edonisti. Così, uomini e donne, mantengono e curano la linea, facendo molto sport nella più grande palestra del mondo. Da quando spunta il giorno, fino a quando il caldo diventa insopportabile, migliaia di persone, di tutti i ceti sociali. I ricchi, visto che Rio non è proprio un posto tranquillo, ci vanno scortati da poderosi body-gard (pare sia l'ultima moda dell'eccesso). Tutti si riversano sui circa sette chilometri di spiaggia che va da Ipanema a Leblon. Lì andano, camminano, corrono, pattinano, fanno esercizi nelle aree attrezzate, giocano a volley, e fanno yoga in riva all'Oceano. Parlando con alcuni di loro, dicono che lo fanno non per la bellezza, (bugiardi), ma per vivere bene e allungarsi la vita. E visto che gli ultra ottantenni andano come se ne avessero 20 di meno, hanno ragione loro.

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