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Carismatico Wojtyla contro la minaccia del pensiero debole

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SCAFFALE

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Tuttavia, dietro questo entusiasmo diffuso, qual è, oggi, lo stato reale della Chiesa? Si peccherebbe di trionfalismo se non venisse notata la discrepanza tra il successo mediatico del Papa e l'indebolimento progressivo sia delle istituzioni ecclesiastiche sia della religiosità comune. Perché? All'inquietante interrogativo è dedicato adesso un libro a cura di Massimo Viglione, «Chiesa e mondo» (Il Minotauro). L'autore interroga quindici personaggi, ecclesiastici e laici, sulle gravi questioni che travagliano la cattolicità: tra l'altro, le infiltrazioni nelle strutture ecclesiali del «fumo di Satana» già denunciate da Paolo VI, le crescenti alterazioni della liturgia, gli esiti non incoraggianti del cosiddetto «dialogo ecumenico», il disorientamento del laicato cattolico. Le risposte formano un'antologia di interpretazioni che sondano in profondità la situazione attuale. Bisogna precisare subito che l'inclinazione generale è di accentuata preoccupazione per una crisi che non è più permesso negare o nascondere. Un dato, riferito da Raffard de Brienne, è spaventosamente indicativo: oggi in Francia il numero dei musulmani praticanti è superiore a quello dei cattolici praticanti; e altrove, a giudicare dai diversi interventi, la situazione non è molto migliore. Come si è arrivati a questo punto? La teoria prevalente nel libro è che l'incalzante indifferenza religiosa dipenda in maniera speciale dall'ansia di "aggiornamento" in cui sono state coinvolte le gerarchie ecclesiastiche con il Concilio e dopo il Concilio. Uno studioso laico dell'Università Cattolica di Milano, Massimo de Leonardis, critica direttamente una costituzione conciliare tra le più note, la «Gaudium et Spes», osservando che l'«apertura al mondo» non ha prodotto una «nuova evangelizzazione», ma ha accelerato e favorito la secolarizzazione. Il vescovo di Civitavecchia Girolamo Grillo rammenta che l'euforia conciliare fu percepita come volontà di rottura con il passato, per cui i cattolici che allora dovevano convertirsi al progressismo hanno rinunciato a misurarsi a viso aperto con il laicismo, cui hanno lasciato il predominio culturale. Anche per il vescovo di Como Alessandro Maggiolini la gerarchia cattolica nel dopo Concilio si è lasciata intimorire e ha abbandonato i "semplici" al fragile incanto delle innovazioni, e così si è giunti a una specie di incoscia apostasia di massa da parte del popolo di Dio. Questo itinerario è chiaramente definito dallo scrittore Rino Camilleri che denuncia il complesso di inferiorità dei cattolici verso il pensiero unico corrente, tale da portarli all'indulgenza e alla comprensione nei confronti di tutti, all'apprezzamento di ogni religione tranne quella di casa, correndo il rischio di esprimere un cattolicesimo gradito a ciò che nel linguaggio evangelico veniva chiamato "il mondo" (ossia, oggi, le potenti lobby intellettuali del politicamente corretto). Certo, tutte le voci raccolte in questo libro appartengono a un ambiente omogeneo, quello degli "integralisti" (per adoperare l'epiteto più benevolo). Non c'è contraddittorio, che non è necessario perché suona già assordante il concerto degli "aggiornati". Piuttosto mi sembra ingiusto, e pericoloso, che queste voci così appassionate, sincere, teologicamente e culturalmente serie, non siano ascoltate, soppesate, valutate nella loro tensione spirituale e nel loro amore per la Chiesa, che ispira comunque la fiducia in un futuro migliore, perché Gesù vince il mondo; ma questa certezza non deve tradursi in viltà e in fatalismo: bisogna vedere le storture e contribuire a ripararle.

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