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Un premio nel segno di Cattabiani

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Agostino 8, avrà luogo la prima edizione del «Premio Alfredo Cattabiani per la letteratura, la saggistica e il giornalismo», assegnato all'artista Camilian Demetrescu nell'ambito di un convegno dedicato alla memoria dell'intellettuale, studioso di storia delle religioni, di simbolismo e di tradizioni popolari, scomparso nel maggio scorso. Il Premio, organizzato dall'associazione culturale Fairylands e finanziato dalla Regione Lazio, vuole valorizzare un'opera, sia letteraria, poetica o saggistica, che si ispiri a quei valori universali e permanenti che fondano la nostra vita sociale e individuale, e appartengono sia alla cultura laica che a quella di ispirazione religiosa. È perciò un premio che esprime una sua originalità e si segnala fra i tanti. La giuria del Premio è composta da Giano Accame, Gino Agnese, Marina Cepeda Fuentes Cattabiani, Gianfranco de Turris, Fausto Gianfranceschi, Alessandro Giuli, Massimo Onofri, Giuseppe Sermonti, Marino Sinibaldi e Marcello Veneziani. Modererà il Convegno Maurizio Martucci, di Fairylands. I lavori si apriranno con i saluti di Luigi Ciaramelletti, Assessore alla Cultura, Spettacolo, Sport e Turismo della Regione Lazio, e Alex Voglino, Direttore Generale dell'Assessorato alla Cultura. Seguiranno gli interventi di alcuni membri della giuria sui vari aspetti della vita e dell'opera di Alfredo Cattabiani. E le attrici Clara Berna e Francesca Santini interpreteranno alcuni brani dei libri di Cattabiani. Camilian Demetrescu è una figura d'artista abbastanza appartata, ma anche discretamente nota - e ormai da molti anni - negli ambienti culturali romani. È uno scultore, anzitutto; ma, senza dire delle altre espressioni delle arti visive, è anche scrittore (e appaiono nei suoi testi i giovanili studi di medicina e di filosofia). L'anno prossimo avrà ottant'anni, essendo nato nel 1924 a Bucarest, dove si diplomò all'Accademia di Belle Arti. Demetrescu è un romano d'adozione: e per la prima volta espose a Roma nella Galleria «S. M. 13» presentato da Giulio Carlo Argan, che nelle sue sculture rintracciò derivazioni da Brancusi (del resto inevitabili, visto il posto che quel grande artista romeno occupa nell'arte del Novecento) ed accenti giuntigli «addirittura da Pevsner e da Gabo». Apparvero come annoverabili all'astrattismo le opere di Camilian Demetrescu; ma egli, già molti anni fa, rifiutò questa catalogazione dicendo «no, le mie sculture non sono astratte: e non lo sono per due motivi: primo, perchè il principio costruttivo di esse l'ho imparato dalla natura; secondo, perchè il loro significato appartiene alle antiche saghe dell'umanità». Ottiene il «Premio Alfredo Cattabiani» un artista che vive in Italia da oltre trent'anni (vi trovò riparo dalla satrapia comunista), che in Italia ha allestito decine di mostre, che ha partecipato con gli artisti stranieri alla Quadriennale del 1977, ma che ha sempre tenuto attivo e fresco il legame con la Romania, la fonte culturale delle sue opere, nelle quali sono tradotti - egli ripete - «gli archetipi di una spiritualità che sfugge a criteri di progresso e segue la meta della liberazione». Ed è proprio qui, su questo terreno culturale sul quale resta presente la memoria di antiche simbologie, si annodò l'amicizia dell'artista con Alfredo Cattabiani, il compianto scrittore ricordato nella Biblioteca Angelica, l'autore che più largamente e più profondamente di ogni altro si ha riproposto, negli ultimi decenni, le motivazioni alte della letteratura, tra saggistica e narrativa. G. Agn.

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