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«JIMI HENDRIX»

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Il mancino con la permanente un segno indelebile nel rock

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Un consenso che arriva soprattutto dai fans di tutto il mondo che continuano ad acquistare ogni cosa riguardante il musicista di Seattle e che trova la conferma nei dati ufficiali del music-business: Hendrix è da sempre ai primi posti nella speciale hit parade del caro estinto. Insomma, guadagna più da morto che da vivo, il che può indurre ad una certa malinconia senza però evitare un sano revisionismo delle sue opere, che forse non erano così "momentanee" come qualcuno volle far credere. Dunque il re non solo non è morto, ma crea mode e quattrini, seguaci appassionati e studiosi disposti a tutto. È il caso di Harry Shapiro e Caesar Glebbeek, autori del poderoso «Jimi Hendrix - una foschia rosso porpora», titolo preso in prestito da «Purple Haze», un classico hendrixiano evidentemente molto caro agli autori. Il libro ripercorre tutta la vicenda dell'uomo e del chitarrista, creando ampi spazi prima del 1966 (anno del debutto come leader), soprattutto riguardo le collaborazioni con Little Richard e Curtis Knight, che per primi credettero in lui. Notevoli le appendici, dalla sezione fotografica (presenti tutte le foto dei gruppi in cui militò) fino alle folte pubblicazioni post mortem. I due autori esaminano anche ciò che è successo nel rock dal 1970 (anno della sua morte) ad oggi, passando al pettine fino tutte le influenze lasciate. Si parla anche dei concerti romani del maggio 1968, quando Hendrix, che si esibì al Teatro Brancaccio, venne presentato dalla stampa con titoli imbarazzanti, per esempio «I giovani impazziscono per il mostro con la permanente». Ma se arrivano a ricordare che al Brancaccio saltò tutto l'impianto per l'eccessivo assorbimento (per farlo suonare vennero spente tutte le luci del teatro, comprese quelle dei bagni, e nonostante tutto il chitarrista dovette rinunciare ad un amplificatore) e che la jam session si svolse al Titan, vuol dire che si sono documentati a dovere, intervistando le persone giuste. Ma non è l'unico risvolto maniacale del libro: c'è addirittura un lunghissimo elenco delle sue chitarre, con tanto di marca, colore, prezzo, dove sono state usate e in quali mani sono finite. Onore al merito a Glebbeek, appassionato olandese, il primo a creare un Hendrix Fan Club e a Shapiro, saggista rock molto noto. Harry Shapiro e Caesar Glebbeek «Jimi Hendrix - Una foschia rosso porpora» Arcana, 754 pagine, 20 euro

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