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Amore e morte in «Corpi impazienti» Brilla la figlia di Johnny Hallyday

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UN'OPERA prima francese. Il suo regista, Xavier Giannoli, già premiato a Cannes per un cortometraggio, pur sciorinando sesso e amori, non ha mostrato di voler corrispondere ai gusti di platee tranquille perché, al contrario, le ha poste di fronte a temi in genere un po' ostici da accostarsi. Si comincia infatti con una ventenne, Charlotte, che, sposata a un coetaneo, Paul, lascia la provincia in cui vive e si trasferisce a Parigi per accertare le origini di un male che la tormenta. La diagnosi è così funesta che Charlotte si vede subito sottoposta a cure tanto drastiche da perdere tutti i capelli. Paul, giovane, acerbo, impreparato, prima fa fronte alla meglio a una situazione difficile, poi, avendo ora come sua sola compagnia una giovane cugina di Charlotte, Ninon, cede a un approccio erotico e sentimentale con lei. Charlotte, quando intuisce, prima sembra assecondare, per amore di Paul destinato a restar solo, poi si fa assalire da una furiosa gelosia. Presto, però, la vita (e la morte) faranno il loro corso. I tre personaggi sono raccontati con indubbie attenzioni psicologiche, tutti nelle cifre di una inesperienza umana, data la loro giovanissima età, che carica di impacci i loro gesti, fino quasi a svuotarli di responsabilità anche nei confronti degli errori più volte commessi. E l'evolversi della situazione, che può solo avere quella fine, è dosato con accenti meditati, senza vere scosse neanche quando la malattia e la gelosia si fanno in primo piano. Non può però non rilevarsi l'asprezza di un argomento che il regista tratta con realismo duro, senza sfumare niente. Mettendo spesso lo spettatore a disagio. Nelle vesti di Charlotte c'è una esordiente, Laura Smet che però, figlia di Nathalie Baye e di Johnny Hallyday, il cinema mostra di averlo nel sangue, superando perfino la difficile prova di recitare rapata a zero. Convincono al suo fianco Nicholas Duvauchelle e Marie Denardau, già noti in Francia.

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