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Ventuno Comunità, 30 mila iscritti

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Ventitrè secoli pieni di drammi, di tragedie, ma anche di grandi avvenimenti, di appassionanti vicende dello spirito. Non tutti i periodi di questa storia sono documentati. Se è vero che i popoli felici non hanno storia, quelle pagine bianche rappresentano momenti sereni nella vita dei gruppi ebraici italiani. Degli altri abitanti la Penisola gli ebrei hanno condiviso spesso la sorte, tra i frequenti passaggi di eserciti stranieri e di ondate immigratorie, e le incursioni dei pirati ben oltre le costiere. In più, e in peggio, per secoli gli ebrei hanno sofferto quell'intolleranza cristiana di cui ha fatto ammenda solenne papa Giovanni Paolo II tra le mura del Tempio Maggiore di Roma e, più tardi, davanti al Muro Occidentale di Gerusalemme. Costretti a spostarsi da Signoria a Signoria, da Ducato a Ducato, ogni volta che su di loro si appuntavano le strumentali persecuzioni di chi era impegnato in lotte di potere sul nostro territorio, gli ebrei hanno sempre portato con sé due beni non sequestrabili: la fedeltà al proprio credo e l'ininterrotto sviluppo della propria cultura. Il punto più nero della loro storia: il nazismo e i suoi lager di sterminio. Poi una sofferta rinascita, guardando al risorto Stato d'Israele con una solidarietà senza remore, e tornando al contempo a essere cittadini italiani a titolo pieno. Le Comunità ebraiche in Italia sono 21, con 30.000 iscritti su una popolazione di 57 milioni. Quasi la metà vivono a Roma, meno di 10.000 a Milano. Gli altri sono sparsi in Comunità definite "medie" (Torino, Firenze, Trieste, Livorno, Venezia) o "piccole". Le varie Comunità, ognuna delle quali retta da un Consiglio eletto dagli iscritti, sono riunite nell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ha sede a Roma e le rappresenta presso il Governo e con le Istituzioni pubbliche. On. Buc.

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