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di ENRICO CAVALLOTTI A Palazzo Magnani di Reggio Emilia in mostra, sino all'ultimo giorno ...

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Fu dalla metà dell'ultimo decennio del secolo decimo nono che il celebre scultore francese si dedicò, con furia riparatrice pari ad incandescenza fantastica, alla voluttà dell'erotía. L'esaurimento del rapporto amoroso con la pittrice e valente scultrice Camille Claudel, i cui giorni si sarebbero compiuti in un manicomio della provincia francese nell'anno 1943, ingenerò nell'artista una specie d'energia primigenia, disfrenata e liberatrice, intesa, per un verso, quale forma non piú scandalosa bensí benigna dell'essere, per altro, come vagheggiamento d'un pathos che assume nel vorticare della carnalità la propria effigia insieme piú veritiera e lirica. È il volume, non già la linea, a signoreggiare in dette opere, giusta la dottrina dello stesso Maestro. Un volume che si determina e s'impone con realismo per cosí dire favoloso nella volubilità impreveduta della linea: segmentata, bizzarra, soggettiva. L'esito non è la realtà materiale, e però l'itinerario d'una mente che ha infine sbaragliati i falsi pudori e le pruderies borghesi per immergersi al fonte inesauribile del Bello naturale. La modella è còlta in movimento: in ogni posa fugace ed adorabile, in qualsisíasi atto del compiacimento voluttuoso: fino ad una gioiosa e lesbica provocazione che già sembra contemplare in sé ed additare un appagamento interminato: la beata meta che delle volte ci fa toccare l'istante in cui il nostro corpo è in comunione con la Natura perenne. Del resto, nell'epifania solenne - quasi cerimoniale - del gran sesso femminile, da Rodin imaginato portale fra i previlegiati della felicità, non v'ha micragna di significati: è, sí, il piacere nudo e crudo che fiotta dalle leggi meccanicistiche dell'attrazione fisica, ma altresí l'emblema, verginalissimo, che tutti ci lega in un'unità, in un sinolo commovente d'immanenza e di trascendenza: d'ardente ansia di sperdimento e d'anelito alla purezza. Una mano, lunga, diafana, si posa sul sesso, con languore misto a melanconia: s'appresta forse ad accendere la fiamma della vita? o sancisce la tregua sottoscritta melodiosamente in segno d'arte da morale ed istinto?

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