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di GABRIELE SIMONGINI NON È casuale che un cantore della luce mediterranea e della modernità ...

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Valencia è infatti una delle città europee che più sta investendo nel rinnovamento globale della propria struttura urbanistica e culturale, senza inseguire soluzioni ambigue che cercano di conciliare antico e moderno. Ne offre un esempio la Città delle Arti e delle Scienze che è nata fuori dal centro storico su progetto di Santiago Calatrava, uno dei maggiori architetti contemporanei, visionario inventore di tensioni strutturali. Questa serie di edifici quasi fantascientifici che si affacciano su laghetti artificiali costituisce infatti il maggior complesso ludico-culturale d'Europa ed è ancora in fase di espansione e di completamento col Palazzo delle Arti, a forma di barca rovesciata. Ci sono appunto il Museo delle Scienze «Principe Filippo», con innovative postazioni interattive, l'Umbracle, spettacolare e gigantesca serra, l'Hemisferic, a forma di occhio umano e dove vengono proiettati film e documentari, oltre all'Oceanografic, con il suo spettacolo marino. Gli spagnoli hanno scelto di non riutilizzare edifici di archeologia industriale o nati per altri scopi, per privilegiare invece un'architettura creata appositamente con specifici obiettivi. Viceversa, in Italia, si fa quasi sempre il contrario, utilizzando spazi preesistenti e spendendo grandi cifre per adattarli a nuovi scopi, magari tra mille difficoltà: ne offre un esempio il MAXXI di Roma, futuro Museo delle Arti del XXI secolo. Ebbene, la grande mostra di Piero Dorazio si concilia perfettamente con questo spirito moderno che aleggia su Valencia. Sessanta opere comprese fra il 1950 e i giorni nostri, fra cui alcune gigantesche, comunicano l'energia, la vitalità e anche la luce spirituale dell'uomo contemporaneo.

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