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Sono diciotto anni che Romano Battaglia, guru della letteratura italiana nonché versiliese doc, prende ...

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Una volta Battaglia oltre ai panni abituali di arbitro metti-pace dovette vestire anche quelli di investigatore. Si era agli inizi degli anni Ottanta - racconta Battaglia - e alla Versiliana tutti attendevano Giulio Andreotti, allora presidente del Consiglio. Arrivava in elicottero, al piccolo aeroporto del Cinquale, vicino a Marina di Pietrasanta. Ad attendere Andreotti c'erano, ovviamente, uno stuolo di personalità, giornalisti, fotografi e un convoglio di auto blindate con motociclisti. Appena arrivato il divo Giulio dribblò le autorità e dedicò ogni attenzione a un misterioso signore accompagnato da un bambino. Il presidente del Consiglio si ritirò in una sala d'attesa dell'aeroporto in una fitta conversazione con l'uomo. Autorità, giornalisti e motociclisti rimasero in paziente attesa. Paziente ma piena di ipotesi. Tutti dissero la loro sull'identità del misterioso signore. Un politico, forse un importante funzionario di Stato. Sicuramente non italiano. Qualcuno disse che il misterioso signore non poteva che essere una spia. Probabilmente del Kgb. Ma l'«ispettore» Battaglia svelò il mistero: «Si trattava - racconta - di Sergio Pautasso, critico letterario e curatore dei libri di Andreotti. Quello che riuscì a rapire completamente l'attenzione di Andreotti fu una delle cose a cui, credo, lui tiene di più, un suo libro». A. A.

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