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Harrison Ford: «Sarò ancora agente segreto»

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Grazie al rapporto con Calista Flockhart ha superato la crisi del divorzio dopo 23 anni di matrimonio

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Eppure, Harrison Ford, è sempre in sella, pimpante più che mai, felice del suo nuovo fidanzamento con l'attrice televisiva Calista Flockhart (34 anni più giovane di lui) e di nuovo sulla cresta dell'onda grazie al film «Hollywood homicide» un classico americano, stile anni'40, appena uscito in Usa, in cui l'attore interpreta la parte dell'investigatore della criminalpol alla vigilia della pensione. Il film ha convinto sia pubblico che critica e per Harrison Ford «è stata forse la più grande soddisfazione della mia vita». Una bella rivincita nei confronti di chi l'aveva già dato per spacciato per raggiunti limiti d'età. «Non c'è dubbio. Se si riferisce agli articoli usciti due anni fa quando alcuni critici insistevano sul fatto che ero ormai una scarpa vecchia ridicola e poco convincente, sì, oggi è una soddisfazione enorme a nome di tutti i professionisti -in ogni categoria - che riescono a vincere le proprie scommesse basandosi sul lavoro e sull'esperienza. A questo serve l'esperienza. Perché quando, al dunque, una produzione deve mettere in piedi un film e hanno una buona sceneggiatura, i soldi in banca, il regista che non è ancora famoso e un paio di giovani da lanciare, hanno bisogno dell'esperienza di chi la sa lunga. È proprio vero che dopo i sessanta la vita può essere ancora molto ma molto divertente, se uno sa come gestirsela». Soprattutto nel suo caso, visto che si è anche ufficialmente fidanzato da poco. «Anche questo è vero. Come tutti i divorziati sanno molto bene, quando un matrimonio finisce dopo tanti anni - nel mio caso personale dopo 23 anni - ci vuole molto tempo prima di riuscire a recuperare una propria identità e questo finisce sempre per influenzare la propria capacità lavorativa. Soprattutto per noi attori la vita privata finisce per svolgere un ruolo molto importante, per non dire decisivo». Questo vale per tutti. Perché per un attore è così tanto più importante rispetto ad altre categorie professionali? «Per due motivi. Prima di tutto perché essendo delle celebrità e vivendo in un mondo che ormai ruota intorno alle persone famose, noi siamo continuamente esposti. Un attore famoso non può andare al ristorante con una vecchia amica alla quale magari uno dà un bacio sulla guancia con affetto fraterno. Se per caso c'è un paparazzo, dpodo dieci giorni la stampa ha montato una gigantesca storia finta che può disturbare la serenità sia privata che lavorativa. Quindi, nella nostra vita private noi dobbiamo essere cauti, andare in giro mascherati, clandestini, è molto stressante. Il secondo motivo è che noi rappresentiamo delle emozioni. Se stiamo vivendo una tragedia personale e dobbiamo recitare in una commedia leggera diventa molto difficile riuscire a mantenere il giusto distacco tra i due piani. Noi attori siamo tutti molto fragili emotivamente, la vita privata è decisiva». Che cosa sta cercando di dire? «Semplicemente che adesso per me, da quando sto con Calista, si aprono nuove prospettive anche professionali». Vuol dire che ritornerà anche a fare l'agente della Cia? «Forse, chi lo sa. Per il momento mi accontento di stare dove sto e del successo che il mio ultimo film sta ottenendo. Ma presto tornerò a dar battaglia di nuovo».

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