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Anita e Giuseppe, la passione travolgente

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La moglie e le altre donne di Garibaldi ritratte da una discendente omonima

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L'Anita dei nostri giorni ha voluto ricordare in un bel libro le donne Garibaldi — Anita appunto, oltre Costanza e Speranza. Sono tutte «Nate dal mare», come recita il titolo del volume pubblicato dal Saggiatore. Costanza è la vittoriana; Speranza è l'americana. Ma l'aggettivazione più entusiasmante è quella dedicata ad Anita: la rivoluzionaria. Costanza fu consorte di Ricciotti, e Speranza sposò Ezio. Tutte abbracciano centocinquant'anni di storia: 1820-1970. Non a caso però la storia di Aninha è la più celebre e la più entusiasmante. La ragazza era molto bella. Era alta, aveva la pelle olivastra, i capelli corvini, gli occhi tagliati a mandorla. Viveva nel Brasile meridionale in una piccola casa costruita su basse palafitte da dove scorgeva le distese infinite della pampas. Fin da giovanissima passava le giornate a cavallo fra gli acquitrini; cavalcava anche nelle notti di luna, dormiva sulla spiaggia cullata dall'ondeggiare del mare; cresceva e si bagnava nuda nelle acque dell'Oceano. Infelice fu il suo primo matrimonio impostole dalla madre. Mentre la rivoluzione dei farrapos, degli straccioni, incendiava il Brasile, dall'altra parte del mondo, a migliaia di chilometri di distanza, il governo piemontese condannava a «morte ignominiosa» un giovane sfuggito alla prigionia. Come affiliato alla Giovane Italia aveva partecipato ai moti genovesi del 1834 promossi da Mazzini nel tentativo di far insorgere il Piemonte con una spedizione in Savoia. Il falso nome del fuggiasco era Joseph Paine, e nascondeva quello vero di Giuseppe Garibaldi. Raggiungeva Rio de Janeiro nella primavera del 1836, aveva ventotto anni ed era nizzardo. Una mattina si trovava sul cassero di una sua goletta. Preso un cannocchiale lo aveva puntato su una collina, e d'un tratto vide una donna scendere fiera lungo un sentiero che portava al mare. la cercò, la giovane era Aninha. Si fissarono a lungo negli occhi, in silenzio. Quindi a un tratto Garibaldi sussurrò: «Tu devi essere mia!». L'inizio di questa storia è stupendo, lo svolgimento affascinante, la conclusione terribilmente spaventosa con le paludi di Comacchio. Poche furono le ultime parole di Anita: «Peppino, abbracciami. Sono trascinata via dall'ombra che insegue noi brasiliani lungo tutta la vita». Spirava a ventotto anni. Lui ne aveva quarantadue. Ma nessuno dimenticherà mai il loro pur breve amore. Anita Garibaldi «Nate dal mare» il Saggiatore 389 pagine, 19.50 euro

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