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di CARLO ROSATI METTI una sera «Le vespe» di Aristofane con Pino Caruso al Teatro Greco di Siracusa.

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Metti uno scarabeo d'oro, una donna tutta nuda, una "flautista", che tenta il vecchio e ubriaco giudice Filocleone, e vicino attori come Nello Mascia, Giampiero Fortebraccio, Sergio Basile ed ecco che «Le vespe», una commedia non facile, scritta per rimproverare il pubblico di aver negato il successo alle sue «Nuvole», possono passare dal "classico" del Teatro Greco al "musical" del Sistina. Strutturate nell'ambiguità della doppia ragione, già dai nomi dei due contendenti, il padre e il figlio, Filocleone e Schifacleone, pro o contro il tiranno Cleone, «Le vespe» portano sulla scena sia il problema della giustizia che quello generazionale tra giovani e vecchi, con l'anziano giudice che viene esortato ad uscire dalla casa dove l'ha rinchiuso il figlio per proteggerlo dalle "vespe", i suoi vecchi colleghi, che prima vogliono liberarlo, poi ascoltano le ragioni di Schifacleone, il quale dimostra che il giudice-padre è soltanto lo schiavo di ricchi politici che trattengono la maggior parte dei profitti. E dopo aver convinto le "vespe", il figlio convince anche il Filocleone di Pino Caruso a non andare in tribunale, a fare il giudice in casa: emetterà sentenze su tutti i reati che si consumeranno tra le mura domestiche, allestendo un processo anche al cane di casa. Messe in scena nel suggestivo "vespaio" di Alessandro Chiti, una grande arnia che si confonde con le rocce naturali del Teatro Greco, «Le vespe» allestite da Renato Giordano e con i costumi persianeggianti di Marina Luxardo si fanno apprezzare per l'alternanza della parola con la musica e le canzoni che esaltano l'atmosfera nell'etnicità siculo-greca. Uno spettacolo che si replica fino al 2 luglio ed ha registrato più di sedici applausi a scena aperta, con Pino Caruso Filocleone lineare, misurato e naturale, senza alcuna forzatura, mentre Nello Mascia riporta l'autore nel suo Xantia.

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