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di GIAN LUIGI RONDI TOSCA E ALTRE DUE, di Giorgio Ferrara, con Franca Valeri, Adriana ...

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STIMO e ammiro Franca Valeri fino dai suoi lontani esordi. «Tosca e altre due», il testo che si era scritto per recitarlo in teatro insieme con Adriana Asti, si affidava a una felicissima trovata, quella di raccontare la «Tosca» di Sardou attraverso gli occhi e le orecchie della portinaia romanesca di Palazzo Farnese, moglie di un carceriere di Castel Sant'Angelo, che si intratteneva con la moglie milanese di uno sbirro di Scarpia proprio mentre, di sopra, si svolgeva il dramma dell'amore, della gelosia, della seduzione e della vendetta. Due caratteri quasi all'opposto, sostenuti da molte arguzie, colori vivaci, risvolti psicologici fervidissimi. Oggi ce li ripropone Giorgio Ferrara, in quasi trent'anni, per i suoi molteplici interessi culturali, non sempre assiduo nei confronti del cinema (due film, «Un cuore semplice» da Flaubert, «Caccia alla vedova» da Goldoni), e pur rifacendosi con immagini preziose a una sceneggiatura scritta per lui dalla stessa Valeri con Enrico Medioli, non riesce sempre a rendere dinamico il suo impianto teatrale, specie quando a Sardou si sostituisce Puccini inserendo i canti della sua opera, che portano avanti l'azione ai piani alti, alle battute di dialogo, pur sempre ghiotte e frizzanti che, da basso, si scambiano la portineria e la sua interlocutrice. Da una parte, perciò, un'opera con dei cantanti che recitano senza separarsi troppo dai modi consueti del palcoscenico, dall'altra quello scambio di opinioni e di notizie fra le due donne che riesce a imporsi dallo schermo soprattutto per la recitazione di Franca Valeri, imbronciata, infastidita, sempre pronta a dir bene di Scarpia, il suo "padrone", e per quella frivola e spumeggiante di Adriana Asti, solo ansiosa invece di evadere da lì. Un duetto che vale il film.

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