Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

di EMILIANO IPPOLITI IL SUONO è tutto, sostengono oggi i creativi del design industriale.

default_image

  • a
  • a
  • a

il rombo del motore di un'automobile o di una motocicletta in corsa, il fruscio di un foulard di seta, il "croc" delle patatine, il "pum" del tappo di uno spumante. Ogni cosa ha il suo suono, una "musica" che parla di lei arrivando direttamente ai nostri sensi, senza dover passare per la ragione. Quegli accordi ci trasmettono la sua bontà, la associano a sensazioni piacevoli, la caricano di aspettative. Oggi giorno possiamo sperimentarlo: il suono identifica un oggetto, contribuendo a farcelo sentire familiare. La suoneria di un telefono portatile, il brusio di una caldaia, l'urlo dell'antifurto dell'automobile. Immersi come siamo in questi "rumori di fondo", finiamo per non farvi attenzione, eppure essi ci parlano, ci lanciano messaggi subliminali e informazioni in base ai quali spesso strutturiamo intere sequenze del nostro comportamento. Per questo che il suono può diventare anche un formidabile mezzo per indurre acquisti, orientare scelte, identificare prodotti, esprimere valori in maniera più stringata di quanto non possano fare immagini e parole. Una simile opportunità non poteva sfuggire agli strateghi del marketing industriale, che sempre più spesso inseriscono nelle loro squadre di designers e ingegneri anche una nuova figura: lo psicologo dell'acustica, cui spetta il compito di trovare il suono giusto per ogni articolo. Così la BMW, dopo decenni passati a perfezionare modelli sempre più silenziosi, è tornata a proporre automobili le cui portiere producono nostalgicamente il fruscio che caratterizzava le sue prime macchine. La mitica Harley Davidson e la Ducati hanno brevettato invece il rombo dei motori delle loro moto, che riescono a evocare immagini di velocità e libertà. Una fabbrica di dolciumi si è concentrata sulla produzione di barre di cioccolata che emettono un limpido "snap" nel momento in cui vengono spezzate - questo suono è considerato la prova acustica dell'ottimale cristallizzazione del cioccolato; mentre la Ferrari deve molto all'ingegner D'Alessio, che ha dato un'inconfondibile voce alla "Testarossa", un rumore a momenti assordante che evoca potenza ma anche controllo. Come non pensare poi ad alcune case produttrici di patatine, che appunto al suono hanno affidato la promozione dei loro snack? Anche l'allegria è una questione di suoni e una casa di spumanti ha capito che una festa non è tale se, quando viene il momento del brindisi, al "botto" provocato dalla stappatura non segue il leggero e frizzante scoppiettio delle bollicine. Il rumore dell'eleganza, invece, lo ha trovato la casa di moda francese Hermès, che dal 1837 si affida ad un fruscio unico al mondo per valorizzare i propri costosissimi foulards. E l'assenza di rumore, il silenzio? Uno dei punti di forza dei gianduiotti torinesi, ad esempio, è il fatto di essere tra i cioccolatini più silenziosi al mondo. In genere, però, il silenzio è accolto con sospetto dai consumatori: una macchina che non emetta alcun rumore, ad esempio, è come se fosse morta. Con tutti questi risvolti psicologici si devono misurare i designers del suono, senza dimenticare poi gli aspetti culturali : gli stessi suoni, infatti, non vengono recepiti nello stesso modo ovunque. Significato, percezione e valutazione possono cambiare secondo la latitudine. Così, se in Europa l'accendino ST Dupont fa un discreto "clic", in Giappone fa un sonoro "cling", perché ai giapponesi piace farsi notare.

Dai blog