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PAUL McCartney non fa mai un concerto uguale all'altro.

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L'esibizione all'interno del Colosseo, riservata a circa 400 vip e 80 giornalisti accreditati, sarà semi-acustica e durerà molto meno del concerto gratuito di domani. E anche in questo non è detto che il baronetto inglese rispetti la successione dei brani come appare nel suo ultimo cd live che in Europa ha preso il titolo di «Back In The World», rispetto al «Back In The Usa» americano (che, infatti, ha altre canzoni e in un ordine diverso). Ma possiamo ipotizzare che alcuni motivi, soprattutto quelli che McCartney ha voluto recuperare dal repertorio dei Beatles, faranno sicuramente parte di entrambi i concerti. Possiamo azzardare qualche previsione. «Yesterday», ad esempio, non sarà certo dimenticata. La canzone, entrata nel Guinnes dei primati per le tante reinterpretazioni che ha avuto in tutto il mondo, fu scritta di getto da Paul al pianoforte. L'artista si meravigliò tanto dell'esito da temere che il refrain gli fosse venuto in mente ricordando qualche antico motivo popolare. L'orchestrazione del produttore George Martin ne esaltò la melodia senza soffocarla negli archi. «Hey Jude», un vero e proprio inno con quel finale ripetuto, una delle poche canzoni scritte interamente da Paul che Lennon apprezzò incondizionatamente. Il Macca lo aveva dedicato a suo figlio Julian e John questo non lo dimenticò mai. «Eleonor Rigby», forse la più bella «sviolinata» della musica rock, è una riflessione sulla morte che andava controcorrente nell'era della psichedelia e del flower power. L'incisione fu realizzata da un ottetto d'archi diretta da George Martin. È l'unica canzone dei Beatles senza i Beatles... «All Things Must Pass» non è un motivo degli scarafaggi ma è tratto dall'omonimo disco solo di George Harrison. Paul non dimenticherà il tributo all'amico scomparso dopo averla cantata a Londra nel concerto in memoria di George. Cla. Mon.

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