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di GIAN LUIGI RONDI INSIEME PER CASO, di P.

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DOPO «Il matrimonio del mio migliore amico» tornano gli stessi autori, P.J. Hogan regista, Jocelyn Moorhouse sceneggiatrice, e lo stesso protagonista, Rupert Everett. Julie Andrews, invece, ha solo una parte di fianco e come protagonista, adesso, c'è la meno giovane e più rotondetta Kathy Bates, Oscar per «Misery non deve morire». Siamo sempre sul versante della commedia, persino con puntate nella farsa, ma c'è anche un dramma molto nero, con contorno di non pochi scontri sentimentali. Si comincia con Grace (Kathy Bates, appunto) cui il marito (Dan Aykroyd) dice di voler divorziare dopo venticinque anni di matrimonio. A questo brutto colpo se ne aggiunge uno peggiore perché un cantante inglese di cui Grace è una fan viene ucciso, proprio lì a Chicago, da un killer. Disperata, Grace decide di andare in Inghilterra dove si terranno i funerali e lì si imbatte in un giovanotto (Rupert Everett), che, in gran segreto, e da anni, è stato il fedele «compagno» del cantante. Prima è respinta e odiata poi, fra i due, nasce una singolare alleanza che, come meta, ha quella di scoprire il killer del cantante. Seguono peripezie di vario segno: ora, appunto, comiche, ora angoscianti, con la possibilità, in mezzo, di dare spazio a dissertazioni coniugali, a lance spezzate in favore delle diversità e, da ultimo, anche a dei giochini un po' bislacchi costruiti attorno a una nuora di Grace che, pur essendo nana, ha intraprendenze da gigante. Troppi temi, troppi modi, con una varietà continua di proposte che scivola spesso nella confusione. Quando in primo piano però c'è la commedia, ci si può lietamente divertire; grazie anche alla versatilità dei due protagonisti, «insieme per caso», ma pronti a darsi sempre la replica con i colori giusti. Affiatati al massimo.

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