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I tesori dell'Acropoli di Gela

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Ripartono gli scavi anche a Piazza Armerina e Morgantina

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Se poi ci riferiamo alla Sicilia il quadro è completo. Novità straordinarie ci giungono da Gela posta al centro di una vastissima area archeologica tra le più grandi e interessanti del mondo. La storia ci ha insegnato che la colonia di Gela fu fondata dai Rodio Cretesi nel 689-688 a.C. Ma già Tucidide, storico greco, aveva sostenuto che erano stati preceduti da protocoloni. Nel passato se ne era trovata qualche flebile traccia. I recenti scavi condotti dalla Soprintendenza di Caltanissetta, a cui hanno partecipato molti archeologi dell'Università Federico II di Napoli e, fra gli altri, Juliette de la Geniere, docente alla Sorbona di Parigi, hanno portato alla luce un complesso rupestre databile fra l'Ottavo e il Settimo secolo a.C. L'antica acropoli di Gela (nella foto le mura) a Molino a Vento ci ha riconsegnato abitazioni e luoghi di culto scavati nella roccia, secondo la tradizione dei protocoloni. Il complesso riportato alla luce è formato da due ambienti quadrangolari che affacciano su un'ampia corte. Due scalinate, ricavate dalla roccia, consentono di accedere alla corte senza passare attraverso i vani e raccordano i dislivelli di quota determinati dalla natura morfologica dell'acropoli. Secondo gli archeologi, con molta probabilità, si tratta di luoghi di culto, visti i materiali ritrovati. Soprattutto ceramiche databili fra il 725 e il 710 a.C. L'importante scoperta, la prima che riguarda il periodo protocoloniale, è avvenuta nell'ambito degli scavi promossi dalla Regione Siciliana, assessorato ai Beni culturali, per la sistemazione a parco dell'Acropoli di Gela che diverrà presto una delle più grandi aree archeologiche. Con l'ausilio di tecnologie moderne sarà assicurata una piena fruizione. Così Gela torna alla cronaca non per i delitti di mafia, che non fanno giustizia di tanti gelesi onesti, ma per la sua grande storia. E insieme ai ritrovamenti di Gela c'è un'altra buona notizia. Ripartono gli scavi a Piazza Armerina e a Morgantina. Questa volta siamo in provincia di Enna e di nuovo è la Regione Siciliana a finanziare gli scavi. In particolare si scaverà nella Villa del Casale, nella zona produttiva del complesso dove, tra l'altro, risiedevano gli schiavi e si svolgevano le attività artigianali. Ci troviamo all'interno di un'area archeologica di sei mila metri quadrati. Uno dei siti più famosi ma anche meno conosciuti. Al pari di Morgantina. Sembra di trovarsi di fronte al solito problema di tante aree dell'Italia, in particolare del mezzogiorno. Eppure qualcosa si muove. Ad esempio il progetto di fruizione dell'Acropoli di Gela è una novità interessante così come la nascita del Distretto del Sudest (che fa perno sulle città recentemente entrate nei siti definiti dall'Unesco patrimonio dell'umanità). Sono segnali importanti che coniugano la tutela con la fruizione e la valorizzazione promuovendo lo sviluppo del turismo culturale. Una politica che con fatica va emergendo nel Paese e soprattutto nel mezzogiorno. Ci dobbiamo augurare che trovi più spazio nell'iniziativa pubblica insieme ad una rinnovata consapevolezza tra gli imprenditori piccoli e grandi che fanno la qualità dell'accoglienza.

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