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di TIBERIA DE MATTEIS IN UN'ATMOSFERA di voluta spensieratezza, creata grazie alla sospensione ...

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La quiete delle dolorose solitudini della provincia russa è interrotta dall'arrivo del professore e sua moglie, giunti a visitare i familiari che da anni provvedono con enormi sacrifici al loro mantenimento in città. Una trama semplice in cui si annidano le ragioni di una sofferenza esistenziale che pervade ciascuno dei protagonisti, tutti annichiliti dal trascorrere del tempo che decreta il fallimento delle loro aspirazioni vagheggiate con la mente e quasi mai perseguite con i fatti. Il regista non sembra avventurarsi in una lettura del testo che differisca dalla sua più immediata trasposizione scenica anche se si impegna a non cadere nella meditazione dolente, privilegiando una chiave ludica e ironica. In questa prospettiva si inserisce la recitazione di Andrea Giordana che si muove con giocosa bonarietà nei panni di un Vanja rassegnato e pervaso di disincanto nel constatare la sua inadeguatezza al mondo e al vorticoso fluire della vita esterna alla proprietà terriera che rappresenta ormai il suo unico e rassicurante fine. Energico e vibrante è l'Astrov di Francesco Biscione che non ha ancora abdicato al piacere del sentimento e dell'azione, mentre giustamente chiuso nel suo egoismo di uomo arrivato è il professore delineato da Ivo Garrani. Affranta da un destino che l'ha privata persino dell'ultima speranza di fare breccia nel cuore del dottore è la Sonia di Marioletta Bideri che tenta di trovare conforto nell'infelicità condivisa con Elena, seconda moglie di suo padre, restituita da una troppo esile e svampita Laura Nardi. Funzionano la caratterizzazione della balia di Paola Sebastiani e il prezioso ritratto di un amico di famiglia affidato a Gianluigi Pizzetti.

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