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DI LÀ dalla vacanza sedicente «intelligente», che cosa può esservi di piú avanzato e intemerato se non ...

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S'intenda il nobile Leopold van Sacher Masoch, nato nell'Ucraina austro-ungarica nell'anno 1828, laureato in giurisprudenza ed assurto alla cattedra universitaria di Storia tedesca nella città austriaca. Scrisse a josa romanzi engagées di cifra quasi sociologica, ma la sua universa fama è rimasta indissolubilmente legata, ahilui, ad un titolo frou frou e hollywoodiano: «Venere in pelliccia» (1870), ove una donna felina notoriamente soddisfa alle bizzarre mene della carne del suo amato facendosi lei padrona e rendendo lui schiavo sottomesso. A Leopold garbava cosí - del resto recita l'adagio «dove c'è gusto non c'è perdenza» - e da allora detto gusto opinabile fu bollato come «masochismo». Non v'ha dubbio: è meglio soffrire per godere piuttosto che godere nel far soffrire, inclinazione assai bischera e punto altruista, definita «sadismo» dal marchese De Sade, che a lungo indagò intorno ad essa vergando sofisticati testi parafilosofici e romanzi d'ingarbugliata libido ora in via di rivalutazione letteraria dalla critica d'Oltralpe piú provocatoria, zuzzurellona e sciovinista. Del resto, che cosa oggidí non si rivaluta del passato avendo l'arte del presente partorito il vuoto assoluto? Ma per tornare all'eroe di Graz, non si dimentichi, ammirandone la mostra, che fu provvido paparino di tre pargoletti, cui si narra che inculcasse valentissimi principi di natura etica. E che mai e poi mai adoprò contro di loro ciò che lui per sé piú agognava e pativa: ça va sans dire, la frusta. («Mille piacer non vaglion un tormento», sospirò Michelangelo). E. Cav.

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