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Il mio sogno è un colossal

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Ma lo scorso anno Raiuno è riuscita a strapparlo alla concorrenza, trasformandolo, senza neppure bisogno di un provino, nel nuovo protagonista di «Incantesimo». Lorenzo Ciompi, da due settimane, fa parte del cast del noto serial della prima rete che, giunto alla sesta edizione, continua a catturare, ogni mercoledì sera, un pubblico oscillante dai cinque ai sei milioni di spettatori. Interpreta il chirurgo plastico Luca Biagi, giunto alla clinica Life, cuore pulsante della soap, dove si innamora della giovane collega ortopedica Laura Gellini alla quale dà il volto l'attrice ceca Antonia Liskova. Nella terza puntata, in onda mercoledì prossimo, sono previsti una serie di colpi di scena tra cui la liberazione del personaggio di Ciompi, rapito nell'episodio precedente, e la definitiva uscita di scena dei due protagonisti di Incantesimo 5, Barbara Livi e Lorenzo Flaherty. Pensa che recitare in una soap sia riduttivo da un punto di vista professionale? «Io interpreto le soap opera per il medesimo motivo che induce la gente a seguirle. Le mie insoddisfazioni personali, legate ad una serie di scompensi affettivi, si alleviano spogliandomi della mia personalità e calandomi in una miriade di esistenze parallele: quelle dei personaggi a cui presto il volto. Analogamente, la gente comune, esorcizza l'insoddisfazione della solita routine quotidiana, illudendosi di potersi riconoscere nei modelli di una soap opera». Recitare per lei equivale a sdraiarsi sul lettino dello psicanalista? «Un'ora di soap opera equivale, per me, a dieci ore di sedute psicanalitiche. Ritengo il mio mestiere di attore addirittura terapeutico, assumere la personalità di altri rappresenta una sorta di catarsi». Cos'è che la angoscia a tal punto da spingerla al desiderio di oblio? «L'insensibilità e l'egoismo che ci hanno fatto dimenticare il rispetto reciproco e l'amore verso gli altri. Il mio futuro è all'insegna di una serie di obbiettivi. Personalmente punto ad alternare il lavoro al volontariato. Avverto il bisogno di dedicare parte della mia vita agli altri, e penso sempre più spesso ad un centro di aiuti in Africa nel quale poter trascorrere almeno sei mesi all'anno. Il che ovviamente, non significa trasformarmi in un missionario, perché l'altro obbiettivo, professionale, questa volta, mira al grande schermo. Il mio sogno (artistico), nel cassetto è di calarmi nel ruolo di un importante personaggio storico del passato e di interpretare un film in costume. Amerei diventare per il cinema, un condottiero romano, un musicista dell'ottocento oppure un noto scultore dei secoli passati. Insomma, poiché recitare per me è un gioco che cura l'anima, vorrei provare ad immedesimarmi in periodi storici differenti da quello in cui viviamo. L'ultimo desiderio personale consiste nel bisogno di ritrovare le mie radici, di fermarmi, finalmente in un "buen retiro" dopo anni trascorsi, per motivi professionali, viaggiando attraverso il mondo e l'Italia. Attualmente sono single, ma il sogno della paternità bussa sempre più insistentemente alle porte della mia anima». Lei artisticamente, nasce dieci anni fa, come conduttore televisivo del programma di Italia uno "Unomania", accanto a Linus e Giobbe Covatta. Quando ha deciso di fare l'attore? «Pochi lo sanno, ma la mia carriera di attore è iniziata a cinque anni. Ho fatto la comparsa nel film "Mercoledì delle ceneri", accanto a Liz Taylor e Richard Burton. Poi ho studiato recitazione, iniziando a calcare i palcoscenici dei piccoli teatri di Firenze, fino ad arrivare al Piccolo, passando per i principali teatri di New York. Al mio rientro in Italia ho fatto parte del cast di fiction come "Linda ed il Brigadiere" e la prima serie di "Commesse". Ma ho recitato anche nelle puntate italiane di "Beautiful" L'esperienza del conduttore è stata occasionale». Cosa pensa del mondo televisivo di cui fa, oramai, parte integrante? «Condanno l

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