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Bollino salva bambini contro la Tv spazzatura

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Sta, infatti, per concludersi una stagione televisiva caratterizzata dal crollo di ascolti per il varietà, uno dei generi più amati della tv generalista. Il trend negativo, iniziato lo scorso settembre con lo show di Raiuno abbinato alla Lotteria Italia, «Uno di noi», è proseguito fino ad investire clamorosamente anche l'ultima edizione del Festival di Sanremo. Diminuito il gradimento della platea televisiva anche per «Mi consenta», varietà di Canale 5 firmato da Pingitore. L'Auditel non riesce più a raggiungere le alte cifre degli anni passati e torna ad affacciarsi un interrogativo che, a cicli televisivi alterni, induce gli osservatori del piccolo schermo a riflettere: «Il varietà, è dunque morto?» La parabola discendente del genere è da attribuirsi anche alla massiccia dose di grossolanità, ai doppi sensi linguistici finalizzatati alla facile risata, alle battute intrise di volgare comicità, alla mancanza, insomma, del buon gusto. In questo contesto personalità come Antonio Marziale, responsabile dell'Osservatorio sui diritti dei minori, auspica l'avvento del bollino rosso non solo per il varietà ma per tutti quei programmi che offrono esempi negativi per il target giovanile di pubblico. E marchia con il bollino rosso anche l'ultimo festival di Sanremo, oltre che «Mi consenta», e gli show condotti in passato da Giorgio Panariello. Più grave ancora, è il ricorso a situazioni discutibili e di difficile elaborazione per il pubblico dei minori, considerato che gli orari di messa in onda troppo spesso coinvolgono la prima serata. E si estendono anche alle fasce pomeridiane. L'idea del bollino rosso per il varietà era stata ventilata anni fa, dal direttore di Canale 5, Giovanni Modina costretto ad accantonarla perché difficile da realizzare. «I programmi di intrattenimento sono spesso legati alla capacità di improvvisazione dei protagonisti. Il varietà in diretta, insomma, spesso è imprevedibile. Ma il bollino rosso potrebbe senza dubbio, fornire una indicazione utile ai genitori per allontanare i bambini dal video, in presenza di particolari programmi di intrattenimento», ribadisce il professor Mario Morcellini, responsabile del Dipartimento di Sociologia dell'Università la Sapienza. «Più che un bollino rosso, utilizzerei un piccolo reggiseno del medesimo colore, per evidenziare che si è in presenza di un programma scollacciato» ironizza Renzo Arbore. Che, però, continua: «Quando è programmato in prima serata, il varietà dovrebbe limitare le battute volgari, per una questione di buon gusto, una qualità sempre più assente dai programmi di intrattenimento. Certo, il linguaggio televisivo si è evoluto e contiene una maggiore e più colorita espressività, ma non bisogna proporre in video modelli vuoti e fatui per il rispetto dovuto ai telespettatori di qualsiasi età». Renzo Arbore inserisce negli esempi televisivi discutibili anche i reality show, seguiti, a suo parere, da un pubblico di estrazione medio bassa che ha certamente tutto il diritto di esprimersi, senza però, occupare tutta la programmazione. Un esempio di comicità affidata ad una grossolana ispirazione popolare è rappresentato da «Mi consenta», il varietà di Canale 5 durante il quale sembra consuetudine il ricorso alla facile parolaccia ed agli ambigui doppi sensi da avanspettacolo conditi dalla presenza di scollacciate soubrette. Elementi già presenti negli show del primo Panariello che gli valsero l'etichetta di esponente della oramai ben nota Tv deficiente. Accompagnare con un bollino rosso, che ne sconsiglia la visione ai minori, la presenza in video di un varietà non adatto al pubblico infantile, potrebbe rappresentare una prima soluzione di avvertimento dei contenuti. Marziale, infine, accusa la Tv generalistica di maleducazione, di ammiccamenti volgari, di sfruttamento del corpo femminile le cui nudità vengo

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