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Arriva nelle sale il film che ha sconvolto il Festival di Berlino

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«PATER FAMILIAS»

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La storia, che ha scioccato il Festival di Berlino per la crudezza delle scene, è quella di Matteo, tornato nella desolazione del suo paese dopo dieci anni di assenza trascorsi in carcere. «I ragazzi che interpretano il film sono degli anti-eroi, che vorrebbero ribellarsi al destino dei loro padri senza però avere gli strumenti per farlo - ha spiegato ieri il regista nel cinema Quattro Fontane di Roma, accanto agli attori - ma, alla fine, i veri sconfitti sono proprio i "pater familias", totalmente incapaci di dare ai loro figli quelle attenzioni e quell'amore che anche a loro è stato negato. Le scene, comprese quelle con schiaffi, pugni, inseguimenti e violenze, sono tutte reali e di questo sono stati preventivamente avvertiti gli attori, alcuni dei quali sono ladri pure nella vita. La sfrenata ricera del realismo non ha intenti vojeuristici, ma si propone di mostrare la realtà di tante famiglie disgregate e la figura del padre rispetto a quello che sarà lo sviluppo psicologico e sociale del figlio. È un film duro, ma anche dolce e struggente che racconta la verità sull'hinterland campano: negli ultimi giorni di lavorazione, due ragazze del cast sono state derubate della loro Smart con le pistole puntate sulle tempie. E la criminalità è spesso ad opera di minorenni». I personaggi femminili sono destinati a soccombere, dentro la mentalità gretta e patriarcale della provincia: ma, nel Sud, esiste ancora questo tipo di donne? «Purtroppo sì - ha confermato ieri Marina Suma - la mentalità femminile fatalista, che si lascia schiacciare dalla violenza maschile, vive nelle periferie di Napoli e in quelle del Sud del mondo. Per la donna diventa una questione di fede, una rassegnazione che la costringe a subire e a perdere la propria volontà. Addirittura si meraviglia e si smarrisce di fronte al consiglio di chi le dice di fuggire via: non ha la possibilità di andare altrove, non ha soldi e non sa come uscire fuori dalla disperazione. Il motore di tutto resta l'ignoranza, che degenera in violenza nelle famiglie senza padri, senza Stato, nè futuro, nè legge. È un microcosmo ben limitato, molto lontano dalla mia realtà borghese, ma Casoria è come il Bronx e per una ragazza tornare a casa dopo le sette di sera sull'Asse Mediano è davvero pericoloso».

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