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Cade dal balcone e muore il figlio di otto anni dell'ex calciatore Bacis

Michele Bacis a sinistra

Katia Perrini
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Un dramma enorme ha colpito l'ex calciatore Michele Bacis, difensore in carriera di Triestina, Cremonese, Fiorentina, Genoa e Avellino: a 8 anni è morto il suo secondogenito, Jacopo, a seguito delle ferite riportate dopo una caduta accidentale dal balcone della sua abitazione al terzo piano di un palazzo nel centro storico di Arezzo. La tragedia si è consumata ieri sera intorno alle 22. Le condizioni del piccolo sono apparse subito gravissime: è stato trasportato immediatamente dai sanitari del 118 al pronto soccorso dell'ospedale San Donato, ma il bimbo poco dopo è deceduto. Era stato già attivato l'elisoccorso regionale Pegaso per il trasferimento l'ospedale pediatrico Meyer a Firenze. Sulle cause dell'incidente sta indagando la polizia per ricostruire i contorni dell'accaduto ed è stato informato il pm di turno, che valuterà la necessità di svolgere l'autopsia. Il tonfo sordo del corpo di Jacopo sul selciato è stato sentito anche dai vicini di casa, in vicolo della Dea, tra via Cesalpino e via Montetini, poco sotto Palazzo Cavallo, storica sede del municipio. E sempre i vicini di casa avrebbero sentito pochi istanti dopo un urlo, forse quello dei genitori. Secondo una prima ricostruzione, sembra che il bambino stesse giocando in camera, con i familiari nelle altre stanze; andando poi in terrazza, avrebbe perso l'equilibrio, facendo un volo di circa 12 metri, cadendo a terra rovinosamente. Per Michele Bacis, 40 anni, si tratta di un nuovo lutto dopo quello che la sua famiglia ha dovuto subire nelle scorse settimane a Bergamo a causa del Covid-19: tra i tanti morti della città lombarda c'è stato anche uno zio deceduto per le complicazioni legate al coronavirus. Michele Bacis è nato a Bergamo il 22 ottobre del 1979 ed è cresciuto calcisticamente nell'Atalanta, dove però non ha mai giocato, passando in carriera, come difensore, per Triestina (1999-2003), Fiorentina (2003/2004), Arezzo (2004/2005), Genoa (2005/2006), Avellino (2006/2007), Cremonese (2007/2008), Monza (2008/2009), Paganese (200/2010) per poi tornare all' Arezzo, la città dove aveva deciso di stabilirsi, nel centro storico a due passi dalla cattedrale, insieme alla moglie e ai due figli. Ad Arezzo Bacis ha chiuso la carriera e ha cominciato ad allenare l' Arezzo (2011-2013). Il figlio Jacopo frequentava la terza classe della scuola elementare al Convitto e nel tempo libero si allenava in una palestra di karate. Proprio il suo maestro di karate, l'aretino Enzo Bertocci (presidente Karate Fijlkam Toscana), lo ha ricordato in modo struggente su Facebook postando una foto del bambino in palestra in posa dopo aver ricevuto un premio: «Caro Jacopo, ti ho cercato ieri sera lassù, fra una stella e l'altra. E ad un certo punto mi è sembrato di vederti: un puntino vestito di bianco, figuretta leggera e piena di energia. Ieri parlavo di te e mi è venuto in mente Peter Pan. Forse non te l'ho mai detto. Ma ci assomigli molto. E allora ho capito. Ho capito tutto: Hai raggiunto l'isola che non c'è. Quel meraviglioso luogo dove solo i bambini possono andare e dove a noi grandi è proibito entrare. Ti immagino felice, libero, libero di volare e di correre così come non hai potuto fare in questi due mesi. Ti immagino che fai vedere agli altri bambini le tue mosse migliori. So che non farai sfigurare il Maestro Enzo e i Maestri Roberto. So anche che ci verrai a trovare, volando leggero sulle nostre anime, regalandoci ancora qualche risata e molti sorrisi perché non sei tipo da lacrime. Buon viaggio, piccolo eterno fanciullo, buon viaggio Jacopo». A nome dell'Amministrazione Comunale di Arezzo ha espresso «le condoglianze più sentite alla famiglia Bacis per la scomparsa del piccolo Jacopo» la senatrice Tiziana Nisini (Lega), assessore allo sport. «Di fronte a una tragedia di tale portata, non ci sono parole per esprimere lo sgomento e la tristezza che si provano. Da assessore, e anche da mamma, non posso che unirmi al dolore dei familiari di Jacopo, dei suoi amici, di tutti coloro che lo conoscevano, dei suoi istruttori di karate, dei suoi compagni di allenamento - scrive Nisini in un messaggio - Proprio lo sport, con i suoi valori più profondi, ci insegna che anche quando pensiamo di aver esaurito tutte le nostre risorse, abbiamo comunque un'altra riserva di energia e di coraggio da cui attingere. Spero con tutto il cuore che i genitori di Jacopo e suo fratello riescano a trovare la forza di superare questo momento terribile. A loro va tutta la mia vicinanza e il mio cordoglio». 

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