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Festa della mamma in arrivo: in Italia una donna su tre non ha figli

MEDICINA: LATTE MATERNO SCUDO PER OBESITA' E ALLERGIE

La media di maternità tra le più basse d'Europa

Alessandro Austini
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Sarà una festa della mamma speciale quella che si festeggerà domenica 10 maggio, ancora nel pieno della pandemia Coronavirus. Un'occasione che serve anche a riflettere sulla situazione generale delle donne italiane, che trovano sempre più difficoltà a coniugare il ruolo di mamma con quello del lavoro. Sono 12 milioni quelle dai 18 ai 64 anni che nella loro vita hanno avuto almeno un figlio, il 64% delle donne nella stessa fascia d'età. Percentuale più bassa rispetto al resto dell'Europa (73%), e dato perfettamente in linea con un tasso di fecondità italiano di 1,29, tra i più bassi a livello europeo (Media Ue 1,56). Le donne italiane non solo fanno meno figli, ma sono anche meno occupate. Ma è così anche nel resto dell'Europa? Dai dati Eurostat sull'occupazione femminile appare evidente come in Europa sia presente un effetto maternità, ma la riduzione avviene solo dal terzo figlio in poi. Il 75% delle donne tra i 25-49 anni con un figlio in Europa è occupato: si arriva all'87% in Svezia, all'80% in Germania, al 78% in Francia, mentre in Italia questa percentuale si abbassa al 59%. Nel caso di due figli, il tasso medio di occupazione europeo non varia molto (74,7%); in Svezia lavora l'86% delle donne con due figli, in Germania il 77%, in Francia l'80%;l'Italia continua a fare da fanalino di coda con il56%. Cosa frena l'occupazione delle mamme italiane? Le donne con figli in Italia hanno meno probabilità di entrare nel mondo del lavoro; ed è proprio l'evento nascita a far terminare la carriera lavorativa. Una prima conferma di questa tendenza è data dai dati sulle dimissioni delle madri lavoratrici. Nel 2018 le dimissioni convalidate da neo mamme sono state 36 mila e in molti casi (20 mila) queste dimissioni sono dovute alla difficoltà di conciliare il lavoro e le esigenze di cura della prole. La maternità ricade sulla componente femminile: l'analisi dello stato di occupazione per tipologia familiare mette subito in evidenza i comportamenti diversi tra uomini e donne a livello lavorativo in caso di figli. Le donne occupate con figli che vivono in coppia sono solo il 57%, contro l'89% degli uomini a pari condizioni. La situazione occupazionale si avvicina molto tra i due generi in caso di single, con entrambi i tassi di occupazione oltre l'80%. Far crescere occupazione e natalità. Questo quadro fa sì che le donne siano poco coinvolte nel mondo produttivo, per cui l'Italia rinuncia a molta della sua forza lavoro. Parallelamente rinuncia anche ad un importante effetto moltiplicatore economico, perché il lavoro femminile crea il bisogno di altri lavori legati ai servizi (es. lavanderie, ristoranti, baby sitter) generando un volano economico positivo. Questo può rendere l'economia più solida ed incentivare la natalità nel nostro Paese, infatti esiste una correlazione positiva tra occupazione e nuove nascite, in quanto il lavoro delle donne è una componente essenziale per l'equilibrio economico familiare. I paesi europei con un tasso di occupazione femminile elevato hanno anche un numero medio di figli per donna elevato. E con il COVID-19? Con l'avvio della fase 2 si torna al lavoro ma scuole ed asili rimarranno chiusi almeno fino a settembre. Alcune famiglie si appoggeranno ai nonni mettendo a rischio la salute di quest'ultimi, altre sacrificheranno la retribuzione più bassa che nella maggior parte dei casi è quella delle donne. Secondo la Presidente Federica Gasparrini «va rivista, in Italia, la politica rivolta alla famiglia ed alla maternità prevedendo attenzione verso i bisogni dei baby, che hanno un esigenza prioritaria e fortemente sentita; la mamma vicina e serena. Dobbiamo permettere alla neo-madre, che ha un lavoro fuori casa, di godere di un periodo di almeno 8 mesi di maternità protetta. Dobbiamo riconoscere alle donne che si dedicano a tempo pieno alla crescita dei figli, i contributi pensionistici virtuali per la durata di due anni dalla nascita del figlio, ed un "bonus formazione" che permetta, volendolo, di rientrare nel mondo del lavoro retribuito, senza timore né complessi. Questo il sogno che deve diventare realtà».

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