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Paolo Liguori e il coronavirus: "L'avevo detto, è colpa dei cinesi. E ora anche Trump lo sa"

Paolo Liguori

Il giornalista già a gennaio indicava le responsabilità del laboratorio di Wuhan. Oggi dice: "Solo l'Italia nel mondo non protesta, perché abbiamo il M5s"

Dario Martini
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Il presidente Usa Donald Trump ed il segretario di Stato americano Mike Pompeo accusano la Cina: "Il coronavirus è uscito da un laboratorio di Wuhan. E Pechino ha fatto di tutto perché non si sapesse del virus". Il segretario alla Difesa Usa, Mark Esper, rincara la dose: "La Cina sfrutta il virus per avere più potere in Italia". Noi abbiamo intervistato il giornalista Paolo Liguori che mentre tutti (o quasi) - era la fine di gennaio - davano la caccia al pangolino ed al pipistrello cercando l'origine del virus, nel suo programma "Fatti e Misfatti", su TgCom 24, andava controcorrente: "Il virus arriva da un laboratorio in Cina, a Wuhan". Liguori lei è arrivato prima di Trump? Non si monterà mica la testa? "Tutti i paesi che si stanno pronunciando adesso non è che stanno seguendo Liguori. Perché c'è qualcuno che me lo ha pure detto, 'ma che hai consigliato Donald Trump?'. No. Quelli avevano già tutte le informazioni però avevano altri parametri, altri metri di giudizio per valutare la forza delle loro informazioni in relazione ai rapporti con la Cina. Perché sono Stati che si devono misurare con gli altri, da Stato a Stato. Non è quindi una differenza di tempo, ma di ruolo". E la Cina? Che ha combinato? "La Cina non è un paese facile, noi ci siamo fatti un'idea sbagliata. Non so. Forse per il cinema, per i cartoni animati. Ma la Cina è un paese che se ancora oggi ricevi un monaco tibetano che ti viene a trovare, beh ti leva il saluto e ti leva pure i prestiti. La Cina è un paese che se sei in qualche modo in relazione con Taiwan, in piena libertà, tranne gli Usa a tutti gli altri li distrugge, se può". Mi fa venire in mente le battaglie di Marco Pannella per il Dalai Lama. Per la libertà. "Marco Pannella poteva parlare con il Dalai Lama ma il Presidente della Repubblica italiana non lo può ricevere altrimenti la Cina rompe le relazioni con noi. Vede, la Cina ha una sua componente interna autoritaria ma ha anche una sua componente esterna imperialista. È un capitalismo di Stato con vocazione imperiale. Prima di essere imperialisti infatti bisogna avere i soldi, essere capitalisti. È nella stessa dottrina loro. Una volta si diceva 'i capitalisti sono imperialisti ed i marxisti-leninisti sono orientati ad un sistema in cui c'è il proletariato al centro'. La Cina non ne fa più una questione di questo genere bensì di imperialismo, ha una visione imperiale e aggressiva, soprattutto in questo momento con la conduzione di Xi Jinping». L'imperialismo e il virus, che c'azzeccano? "Veniamo alla questione del virus: non è che tutte queste caratteristiche di imperialismo cinese si siano scatenate per il virus, la Cina le aveva anche prima. È stata la gestione di Xi Jinping che ha portato alle estreme conseguenze questo momento perché la sua è una teoria molto importante, una teoria di conquista. Hanno cominciato con l'Africa e i paesi poveri, a indebitarli, facendo prestiti in cambio del controllo e del possesso di materie prime. In Africa sono ormai parecchi i paesi sotto l'influenza cinese". L'Europa e l'Italia rischiano una influenza cinese? "Nei giorni scorsi il diplomatico americano Richard Haass invitava i paesi poveri a non cedere alcuni asset ai quali sono particolarmente interessati i cinesi, come i trasporti, le reti ferroviarie, le reti aeree, la cibernetica e le reti di comunicazione. Haass ha detto, anche all'Italia: 'state attenti a indebitarvi con la Cina' perché non potrete più pagare questi debiti e la Cina usa questo sistema come un grimaldello in Europa. Vi porteranno via tutto e si impadroniranno delle vostre cose. In Europa sono già entrati: individuano i paesi più deboli e se li mangiano. In Grecia hanno preso il controllo del Pireo. Il Pireo, a parte la storia, è il porto di riferimento dei trasporti del sud Mediterraneo. In Portogallo, han preso i porti ma anche la distribuzione dell'energia elettrica. In altri paesi stanno offrendo prestiti in cambio di acquisizioni di asset strategici, per esempio da noi stanno puntando i porti nell'Adriatico, han mirato Taranto e Trieste. Che ancora non abbiamo ceduto ed in questo senso devo dire che mi ha molto colpito la risposta degli Stati Uniti". In che senso? "Vede, io non sono mai stato trumpiano perché non vedo in 'America First' una parola d'ordine che mi affascini, io sono europeo. Potrebbe significare 'facciamoci i fatti nostri'. Ed invece mi ha molto colpito che in questo momento il governo Trump, quando gli Usa hanno visto l'espansionismo cinese, abbia reagito con questo prestito di 150 milioni di dollari, una donazione, e poi l'accesso al credito e le fregate americane commissionate a Fincantieri. Tutte cose che sono una risposta. Una risposta mirata che è stata messa in campo per fermare un certo tipo di sirene filocinesi in Italia". Chi si sta facendo incantare in Italia dalla Cina? "Le sirene filocinesi suonano la loro musica attraverso una buona parte d'una forza politica che è al governo, e sono i 5 Stelle. Io non posso non osservare che l'unico paese che è stato zitto rispetto a questo vicenda del virus ed alle responsabilità cinesi è l'Italia. Ne hanno parlato la Francia, la Gran Bretagna, la Svezia, oltreché ovviamente gli Usa. L'Australia, Israele, la Germania della Merkel. Dall'Italia non si è mossa neppure una osservazione critica". Abbiamo già gli occhi a mandorla? "Mettiamo che gli italiani non siano convinti che all'inizio della vicenda del virus ci sia il laboratorio cinese. Ma gli italiani, soprattutto i governanti, sanno che ci sono stati da parte della Cina dai 60 agli 80 giorni di ritardo nell'avvertire il mondo che c'era questa epidemia. Questo c'è stato sotto i nostri occhi. E c'è stato sotto i nostri occhi il silenzio della Organizzazione mondiale della sanità, condizionata dalla Cina. Allora se un paese non si lamenta neppure per questi ritardi ma è contento che dopo 80 giorni di ritardo i cinesi gli regalino o gli vendano delle mascherine, delle quali si sono approvvigionati approfittando del ritardo e del silenzio con gli altri.... Noi abbiamo ricevuto in Italia mascherine che erano state acquisite dalla Cina a dicembre o a gennaio quando loro sapevano di aver l'epidemia e facevano provviste. Loro avevano anche tutti i componenti dei ventilatori polmonari, poi han fatto questo gran gesto di darli ma li avevano accumulati. Se questo ritardo alla Cina ha consentito l'accumulazione, almeno sulla mancanza di trasparenza l'Italia poteva farsi sentire. Le proteste degli inglesi, dei francesi, dei tedeschi le ho sentite forti e chiare. Quelle italiane no". Quindi? "È evidente che corriamo un grande rischio, vuol dire che in Italia c'è almeno una forza politica di governo, i 5 Stelle, succube di questa politica filocinese. Se mi permette sulla libertà vorrei dire una cosa ancora". Dica? "Molti sostengono che la sfida tra mondo libero e Cina sarà sul vaccino. Su chi arriverà prima. A me questa cosa mi impressiona ma sono anche convinto di una cosa: negli anni Sessanta durante la corsa allo spazio tra Usa e URSS, ai tempi della guerra fredda, si diceva 'chi arriverà prima nello spazio vincerà e governerà il mondo'. Arrivarono prima i russi nell'avventura spaziale, con Laika e Gagarin. Ma sa cosa c'è? Che noi abbiamo sempre un valore aggiunto, allora come adesso, ed è la libertà. Ed alla fine questo valore aggiunto ci farà vincere, all'epoca coi sovietici ed oggi coi cinesi. Ma questo valore aggiunto, va ricordato, conta se noi la bandiera della libertà la sventoliamo. Se invece saremo i primi a rinunciarci allora ci saremo resi volontariamente schiavi". Per chiudere: mandi un tweet al premier Conte? "Libertà contro denaro: sempre meglio che vinca la libertà".

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