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Coronavirus, basta virologi al comando: all'Italia manca il coraggio

Empasse evidente della politica che si affida alla scienza per decidere

Massimiliano Lenzi
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Il coraggio e la paura. Di morire certo, paura che hanno molti italiani terrorizzati dal coronavirus e dal bollettino delle 18 della Protezione Civile che elenca morti, ricoverati, contagiati, guariti e pazienti in terapia intensiva. Ma anche la paura di vivere, con gli italiani chiusi in casa per decreto da Giuseppe Conte e dal suo Governo, senza una opposizione ragionata a tutto questo. Del coraggio e della paura quel che manca oggi all'Italia è il coraggio. Quando la politica aspetta dalla scienza certezze contro il coronavirus per togliere gli italiani dagli arresti domiciliari, beh la crisi di una élite (grandi giornali compresi, sempre attenti a colpevolizzare il cittadino che passeggia troppo, seppur da solo, o che fa una corsetta, sempre da solo) è evidente. E la crisi di una élite significa il declino di un Paese. L'Italia oggi è un paese rintanato dietro il proprio uscio di casa, con macerie economiche e sociali, che spera saranno altri a risolvergli. Ieri, questo tracollo della nostra classe dirigente, è stato confermato - seppur non con questo intento - dalle parole di un medico, Silvio Garattini, il farmacologo, presidente dell'Istituto “Mario Negri” di Milano che ha spiegato ai politici come stanno le cose: “Al momento non c'è niente di sicuro”, neppure per la scienza. E quindi, che facciamo? Allunghiamo il lockdown come sembra, da alcune fonti, che il Pd vorrebbe fare per altre due settimane una volta scaduta questa quarantena in vigore fino al 3 maggio? Hanno perso la ragione, questo è il dramma umano, sociale e politico che l'Italia deve vivere oltre la tragedia sanitaria causa coronavirus. Garattini è stato chiaro, anche sulle possibili cure o vaccini. “Ci sono tante proposte, ma nessuna che abbia una solida base scientifica”. Quanto ai vaccini, lui è d'accordo con chi sostiene che “sono una scommessa” e “per essere efficaci devono realizzare condizioni precise”. Per il momento, in Italia “siamo ancora in fase 1” e “potrebbe esserci un'altra ondata, quindi è bene non smobilitare - dice - troppo rapidamente”. La fase 2? “Bisogna prepararla fin d'ora e adeguatamente”. Da qui l'invito “a utilizzare questo periodo in cui siamo in clausura per creare le condizioni perché agli inizi di maggio possa iniziare davvero la fase 2”, facendo molta attenzione “a non alimentare, nel mentre giustamente si corre dietro al virus per fermarne l'avanzata, altre forme di malessere e povertà”. E ricordando - a chi chiede certezze inconfutabili - “che la scienza fornisce informazioni sulla base delle conoscenze, ma va anche messa in condizioni di lavorare bene”. Insomma, per la scienza certezze sull'uscita a rischio zero dal coronavirus non ce ne sono. Continuare nella frase “ce lo deve dire la scienza” come uscirne, la più usata dai nostri politici, significa abolire la democrazia. Hanno fracassato le scatole a Matteo Salvini per i pieni poteri che avrebbe chiesto l'anno scorso, d'estate, da una spiaggia, al Papeete (che nostalgia di quel Papeete affollato, pieno di gente e di vita!) e poi consegnano i pieni poteri agli scienziati, sospendendo le elezioni previste - le regionali previste sono state rinviate - e chiudendo gli italiani in casa come topi? Se c'era bisogno di una fotografia dell'inutilità della politica, beh l'hanno scattata i politici stessi ai tempi del coronavirus. Ma la politica non è inutile in una democrazia, attiene al nostro essere liberi, alla Costituzione che in tanti in passato sbandieravano come sacra mentre oggi tacciono nei loro esili domestici dalla libertà. Tacciono perché gli manca il coraggio di parlare. La storia insegna, e non dovrebbe essere mai dimenticata. L'ultima volta che in Europa alla politica mancò il coraggio correvano gli anni 1919-20, poi arrivarono fascismo e nazismo. Ci pensi la nostra élite, Conte, il Governo, i Ministri, i grandi giornali, quando dicono “ce lo dovrà dire la scienza”. No, lo dovete dire voi, cari politici. La libertà in democrazia non è negoziabile, mai. Neppure con gli scienziati. Neppure per un eccesso di paura. Un sentimento che è - da sempre - l'anticamera dei totalitarismi.

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