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Coronavirus, La Repubblica spiega perché il paziente 1 non deve morire. Task force per salvare Mattia

Mattia, il "paziente 1" ricoverato al Policlinico San Matteo di Pavia, assisito giorno e notte

Silvia Sfregola
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In piena emergenza Coronavirus la missione più difficile adesso è salvare la vita a Mattia, il paziente uno. Il direttore del reparto di malattie infettive del policlinico San Matteo di Pavia Raffaele Bruno lo spiega a La Repubblica raccontando che oltre trenta medici, infermieri e specializzandi lottano giorno e notte per salvare il dirigente dell'Unilever di Casalpusterlengo.  Per approfondire leggi anche: A Quarto Grado parla Simone contagiato dal "paziente 1" Ma perché è così importante il paziente uno? Secondo La Repubblica, sarebbe una formidabile iniezione di fiducia per la scienza, oltre che un "imperativo morale" per restituirlo alla famiglia: la moglie partorirà il primo figlio tra un mese. A una settimana dalla scoperta del contagio, Mattia è sedato, incosciente e intubato perché non autonomo nella respirazione. In Italia le vittime del Covid-19 sono tutte persone anziane con patologie pregresse. Mattia invece è giovane, sano e sportivo ma è in gravi condizioni. "Il problema - spiega Bruno a La Repubblica - è che resta impossibile prevedere il decorso dell'infezione. Altri sono già guariti, lui invece è stabile dal primo istante. L'imprevedibilità è il marchio dei virus sconosciuti".

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