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Olive e tonno alla marijuana, nei guai lo chef Chiaramonte

La difesa del cuoco: solo sperimentazione alimentare

Katia Perrini
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Olive e tonno alla marijuana hanno messo nei guai lo chef siciliano Carmelo Chiaramonte, noto oltre i confini della Trinacria, che si definisce il "cuciniere errante". Il cuoco 50enne è stato arrestato dai carabinieri e poi rimesso in libertà in attesa del processo, perché trovato nella sua abitazione Trecastagni, nel catanese, in possesso di due piante di cannabis alte 2,5 metri e di mezzo chilo di infiorescenze di canapa indiana contenuti in barattoli. Chiaramonte di fronte all'accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, si è difeso dichiarandosi un «consulente agroalimentare della cucina mediterranea del terzo millennio» alla ricerca di nuovi gusti e aromi. I militari sono stati attratti dalle etichette "Santa Caterina SballOlives", poste su un contenitore contenente olive trattate alla marijuana e da una bottiglia di vino "Kannamang" nella residenza del cuoco alle pendici dell'Etna. E con altrettanta sorpresa hanno trovato caffè e tonno aromatizzati alla cannabis. Lo chef inizialmente posto ai domiciliari, dopo la convalida dell'arresto è libero in attesa di essere processato. Sul suo sito web Carmelo Chiaramonte, di origini modicane, racconta di curare da 30 anni «una lunga ricerca della biodiversità marina e terrestre». Ha scritto libri su usi e costumi legati alla cucina siciliana. Il cuoco catanese ha collaborato con progetti teatrali, in qualità di "scenografo gastronomico". E al Teatro di Donnafugata ha portato in scena Ricette immorali e cibi afrodisiacì, pièce in cui unisce la tematica della cucina a quella della sensualità. Numerose le sue apparizioni in tv, in famosi programmi di cucina della tv italiana e anche in network stranieri, e le sue interviste, oltre ai suoi cooking show. Intanto lo chef Chiaramonte si dichiara «estraneo alle accuse mosse nei suoi confronti. Lo chef ha infatti svolto in questi anni - con l'approccio sperimentale e innovativo a tutti noto e ampiamente documentato dalla rassegna stampa che copre tutta la sua carriera - importanti studi sull'origine e sulle proprietà degli alimenti, approfondendo in questi anni anche le loro proprietà benefiche e terapeutiche: lo dimostra nell'ultimo anno la partecipazione a numerosi convegni nazionali e internazionali sul tema, con specifico riferimento ai regimi alimentari dei malati oncologici». Lo scrive in una nota l'avvocato Rita Faro, in qualità di difensore dello chef. «Proprio in questo contesto lo chef Chiaramonte ha approfondito - in linea con un filone di ricerca internazionale non certo sconosciuto al dibattito pubblico, medico, sociale e politico - gli aspetti relativi all'effetto terapeutico della cannabis come terapia del dolore e in particolare gli aspetti legati agli effetti della sostanza tramite la somministrazione alimentare», prosegue la nota del legale. «Viene così spiegata la coltivazione della cannabis e la preparazione di alimentati con la sostanza suddetta destinati unicamente all'utilizzo e alla sperimentazione personale ma non alla cessione a terzi. Evidenziamo infatti che il giudice ha immediatamente rimesso in libertà lo chef Carmelo Chiaramonte in sede di convalida dell'arresto e che ha ritenuto non sussistenti gli indizi di colpevolezza in riferimento alla commercializzazione degli alimenti "addizionati" in quanto destinati per l'appunto a tutt'altra finalità"». 

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