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Sangue scambiato per omonimia. Donna muore dopo una trasfusione

È accaduto all'ospedale di Vimercate. Il ministro invia gli ispettori

Davide Di Santo
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Una trasfusione sbagliata per un caso di omonimia. Sarebbe la causa del decesso di una donna, nell'ospedale di Vimercate. La paziente, di 84 anni, era ricoverata nel reparto di Ortopedia, dopo essere stata sottoposta a un intervento per la rottura di un femore. L'ipotesi su cui si stanno concentrando gli ispettori è di un errore umano avvenuto in seguito a un caso di omonimia: stesso cognome. Così, sarebbe stato trasfuso il sangue destinato a un altro paziente. La donna è morta venerdì scorso, in terapia intensiva.  Il ministro della Salute Roberto Speranza ha predisposto l'invio di ispettori. Gli ispettori del Centro Nazionale Sangue dovranno accertare possibili falle nei controlli.  L'ospedale di Vimercate in una nota spiega che la paziente, di 84 anni, residente in provincia di Monza e Brianza, è deceduta, venerdì 13 settembre, alle 4.00, presso il nosocomio. La donna era stata sottoposta, mercoledì 11 settembre, e con un buon esito, ad un intervento di chirurgia ortopedica. Successivamente la signora era stata sottoposta, per necessità post chirurgica, ad una trasfusione di sangue. La signora, in seguito ha avuto una seria crisi emolitica tanto da imporre un ricovero in rianimazione, dove poi è morta. L'ASST di Vimercate ha già provveduto a fare una comunicazione sulla vicenda all'autorità giudiziaria. E ha avviato in proposito, anche una indagine interna per verificare quanto avvenuto e accertare eventuali responsabilità. "L'ASST e la sua Direzione Generale, profondamente addolorate per quanto accaduto, esprimono la loro vicinanza ai familiari della paziente" e ricordano che negli ultimi 10 anni non si è mai verificato una episodio analogo (in media, all'anno, sono circa 6.000 le trasfusioni fatte del Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell'Ospedale di Vimercate).   "Sembra sia stato un errore umano, ma indagheremo a fondo in collaborazione con le autorità regionali", ha commentato il direttore generale del Centro nazionale sangue Giancarlo Liumbruno. "Per fortuna sono casi rari. Si stima - riferisce Liumbruno - che ne accada uno ogni 2 milioni e mezzo di sacche trasfuse a fronte degli oltre 630mila pazienti che ogni anno ricevono sangue". Per evitare errori fatali come quello di Vimercate la legge stabilisce delle regole di comportamento. "Ci sono protocolli molto rigidi - spiega Liumbruno - e precisi che dicono in dettaglio cosa bisognerebbe fare in ogni fase, dall'identificazione del paziente allettato ai test di compatibilità' in laboratorio". Ci sono misure anche per scongiurare gli errori legati a casi di omonimia. "Per questo è previsto l'uso di appositi braccialetti contrassegnati da un codice", aggiunge l'esperto. Cosa potrebbe esser andato storto a Vimercate deve essere ancora chiarito. "Sarà proprio questo lo scopo del nostro sopralluogo", dice Liumbruno. "Non vogliamo colpevolizzare nessuno, ma solo fare in modo che casi come questi non avvengano più", conclude.     

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