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Inchieste ed esposti agitano la corsa alla Procura di Roma

Palamara indagato, comunicazione al Csm. E arriva un esposto su Pignatone

Valeria Di Corrado e Andrea Ossino
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Un fascicolo inviato dai magistrati di Perugia al Csm ha reso rovente la corsa alle poltrone della Procura di Roma, a cominciare da quella del successore di Giuseppe Pignatone. I pubblici ministeri umbri hanno infatti comunicato all'organo di autogoverno della magistratura l'esistenza di un'indagine a carico del sostituto procuratore capitolino Luca Palamara, accusato di corruzione nell'ambito di un filone d'inchiesta nato dal fascicolo su Pietro Amara, l'avvocato siracusano accusato di reati fiscali, depistaggi e di aver corrotto giudici e funzionari pubblici. Cinquant'anni, in magistratura dal 1996, Palamara è molto conosciuto nella Capitale. E non solo perché in passato è stato presidente dell'Associazione nazionale magistrati o componente del Consiglio superiore della magistratura. Palamara è l'esponente di punta della corrente centrista Unità per la costituzione ed è in corsa per uno dei due posti di procuratore aggiunto a Roma. Negli ultimi giorni (come anticipato da “Il Tempo”), è circolata la voce che Unicost avrebbe sostenuto l'attuale procuratore generale di Firenze Marcello Viola - candidato prescelto dalla corrente di destra Magistratura indipendente come nuovo procuratore capo della Capitale - in cambio dell'appoggio di Mi nella nomina di Palamara ad aggiunto. Nomina che a questo punto sembra sfumata. Da tempo infatti il pm di Unicost è al centro di un'indagine molto delicata. A occuparsene sono i magistrati perugini, che adesso hanno informato il Csm del loro lavoro. In realtà il fascicolo era nato tra Roma e Messina, ma visto che ha coinvolto un magistrato della Capitale, per competenza è finito in Umbria. Si tratta di un'inchiesta nata dal fascicolo che nel 2018 portò anche all'arresto dell'avvocato Pietro Amara e dell'imprenditore Fabrizio Centofanti. Ed è proprio il rapporto tra Centofanti e Palamara ad essere esaminato, già da mesi, dai pm che indagano per corruzione. "Apprendo dagli organi di stampa di essere indagato per un reato grave e infamante per la mia persona e per i ruoli da me ricoperti. Sto facendo chiedere alla Procura di Perugia di essere immediatamente interrogato perché voglio mettermi a disposizione per chiarire, nella sede competente a istruire i procedimenti, ogni questione che direttamente o indirettamente possa riguardare la mia persona", dice adesso Palamara. E aggiunge: "Mai, e sottolineo mai, baratterei il mio lavoro e la mia professione per alcunché e sono troppo rispettoso delle prerogative del Csm per permettermi di interferire sulle sue scelte e in particolare sulla scelta del procuratore di Roma e dei suoi aggiunti", ha dichiarato ancora Palamara. L'inchiesta perugina è finita nuovamente sotto i riflettori oggi mentre viene resa nota la notizia di un esposto firmato dal pm romano Stefano Fava, che denuncia presunte irregolarità commesse dall'ex Procuratore Giuseppe Pignatone e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo proprio nella gestione dell'inchiesta su Amara. Nell'esposto viene sottolineato che Pignatone e Ielo non si sarebbero astenuti nel procedimento, nonostante i loro rispettivi fratelli, avessero lavorato in passato come consulenti per Amara (Roberto Pignatone) e per l'Eni (Domenico Ielo).

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