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Nessuna traccia di radioattività: resta il giallo sulla morte di Imane Fadil

Imane Fadil

I primi test sulla morte della modella testimone del processo Ruby ter

Silvia Sfregola
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Non ci sono tracce di radioattività negli organi interni di Imane Fadil, la modella marocchina teste dei processi del Rubygate morta in circostanze misteriose il 1 marzo alla clinica Humanitas di Rozzano. È quanto hanno stabilito i primi test eseguiti durante tutta la giornata di giovedì sui campioni prelevati con le biopsie di reni e fegato della 34enne. Restano da analizzare, a quanto riferiscono fonti vicine alle indagini, i liquidi corporei. Gli esiti, tuttavia, portano a pensare che Imane non sia stata esposta a sostanze radioattive. La Procura però non esclude che la modella sia stata avvelenata con metalli pesanti - nel suo sangue c'erano tracce di cadmio, cromo, antimonio, cobalto e molibdeno molto superiori alla media - o che sia morta per una rara malattia autoimmune. Ancora da capire se saranno chiesti ulteriori accertamenti.

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