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Tradito per anni dalla moglie. Ma il giudice gli nega il risarcimento

Il caso in Cassazione: i due amanti "salvi" perché discreti

Attilio Ievolella
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È una tragedia venire a sapere di essere stato tradito ripetutamente e per anni. È difficile da digerire l'idea di essere andato in giro inconsapevolmente con un bel paio di corna piantate metaforicamente sulla testa. Ma le bruttissime sensazioni provocate dalla triste scoperta non meritano di essere risarcite col vile denaro. Questa è l'opinione dei giudici della Cassazione, che hanno detto no a un marito che, tradito per cinque anni e ferito nell'anima e nel fisico, aveva chiesto un ristoro economico alla moglie (e all'amante di quest'ultima), puntando peraltro a una cifra non esorbitante, di poco inferiore ai 15mila euro. A salvare la donna è stato, paradossalmente, proprio il comportamento tenuto nel corso della storia con l'amante, un collega d'ufficio. Lei ha evitato accuratamente di rendere pubblica la relazione extraconiugale – e in questo è stata aiutata dal suo amante – e ne ha dato notizia al marito solo alcuni mesi dopo la loro separazione. Così il partner tradito non ha subito, secondo i magistrati, alcuna lesione alla propria dignità personale né tantomeno un pregiudizio alla salute. Decisivi, quindi, i dettagli della vicenda. In sostanza, si è appurato che il tradimento non era noto nell'ambite di lavoro – della donna e dell'amante – e comunque non era stato realizzato e portato avanti nel tempo con modalità tali da offendere il consorte cornificato ed esporlo alle prese in giro di conoscenti e amici. Smentita completamente, quindi, la versione data dal marito, il quale aveva spiegato che la clamorosa scoperta e la susseguente consapevolezza di essere stato tradito per anni lo avevano fatto cadere in depressione.

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