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I proprietari della villa condannati per abusivismo. Dolore e rabbia ai funerali

Davide Di Santo
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Erano stati condannati otto anni fa per abusivismo i proprietari della villa di Casteldaccia, trasformatasi in una trappola mortale per 9 persone. L'immobile doveva essere abbattuto e in caso di inottemperanza da parte dei proprietari, toccava al sindaco agire. Ai due proprietari nel 2010 erano stati inflitti 3 mesi di arresto, pena sospesa, e un'ammenda di 23.500 euro e nel 2012 la sentenza era divenuta definitiva. L'edificio non fu mai demolito da chi era tenuto a provvedervi, cioè i condannati. Ma a quel punto doveva agire il sindaco di Casteldaccia e il capo dell'ufficio tecnico comunale. Quella sentenza è tra gli atti acquisiti dal procuratore di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, che ha aperto un fascicolo, finora contro ignoti, per disastro e omicidio colposi. Disperazione e rabbia oggi ai funerali, nella cattedrale di Palermo, delle nove vittime della tragedia di Casteldaccia, dove la piena del Milicia ha fatto strage di due nuclei familiari tra loro imparentati, che si erano riuniti per il ponte della festa di Ognissanti in una villa presa in affitto e che era abusiva, trasformatasi in una trappola mortale. "Non c'era nessun del governo nazionale. Siamo stati abbandonati come sempre... la Sicilia abbandonata dallo Stato", si è sfogata Marinella Arena, diventata suo malgrado in questi giorni la portavoce di una tragedia familiare, cugina di Giuseppe Giordano, il superstite che ha perso moglie, due figli di uno e 15 anni e altri parenti. Alle esequie erano presenti rappresentati delle forze dell'ordine, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, quello di Casteldaccia, Giovanni Di Giacinto, e il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, seduto in fondo alla chiesa assieme all'assessore alle Autonomie locali, Bernadette Grasso. Ma non c'erano rappresentanti istituzionali nazionali. Un'assenza che ferisce? "Sì, ma abbiamo anche ben altro per cui essere arrabbiati", ha aggiunto Arena. Dolore e tensione, di cui sono stati segno anche il malore accusato da alcuni parenti in un duomo pieno di gente, come nel sagrato, e il rifiuto opposto ai proprietari della 'villetta della morte' di partecipare alle esequie. "E' stato il volere di Giuseppe Giordano", sorretto per tutto il tempo oggi, e' stato detto. E poi: "Giuseppe ha preso in affitto questa villetta, ma non sapeva il rischio in cui metteva la sua famiglia. Altrimenti non l'avrebbe mai fatto: non gli e' stato mai detto che era a rischio e una famiglia e' stata annientata". Nell'omelia il vicario generale, monsignor Giuseppe Oliveri, e' stato diretto, chiedendo giustizia e assunzione di responsabilita': "E' lecito e forse anche doveroso, che anche ci si interroghi a tutti i livelli per cercare di dare una spiegazione a quello che appare inspiegabile e, comunque, inaccettabile. Ma speriamo vivamente che lo si faccia non per alimentare inutili polemiche o favorire il ben noto e insopportabile rimpallo di responsabilita'". Tra le nove bare, accolte con fiori, palloncini bianchi e applausi da migliaia di persone in una citta' a lutto, spiccavamo quelle bianche delle tre vittime piu' giovani. Giuseppe Giordano ha visto morire la moglie, Stefania Catanzaro, 32 anni, la figlia di un anno, Rachele, e il figlio Federico, di 15 anni, il piccolo eroe che ha tentato di salvare la sorellina tenendola in alto fino a quando non e' stato sopraffatto dalla furia dell'acqua: piu' volte i suoi compagni in chiesa lo hanno salutato gridando il suo nome. Morti anche i genitori di Giordano, Antonino, 65 anni, e Matilde Comito, la sorella Monia, 40 anni, il fratello Marco, 32 anni; il nipote di tre anni, Francesco Rugo, e la nonna 65enne del piccolo, Nunzia Flamia. Avranno pace nel Cimitero dei Cappuccini. 

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