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In arrivo le prime case agli sfollati. Conte: "Gesti concreti"

Silvia Sfregola
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La Genova che «non si arrende», come il cardinale Angelo Bagnasco ha definito nell' omelia per le vittime la città ferita dal crollo del ponte Morandi, inizia il suo difficile cammino verso una normalità che sembra ancora lontana. Ma il primo segno tangibile nella Genova del viadotto spezzato arriverà lunedì con la consegna dei primi alloggi ai 600 sfollati. «Entro il 20 settembre daremo altre 40 case grazie al contributo di Cassa depositi e prestiti. Entro settembre saranno ristrutturati altri 100 appartamenti i cui lavori inizieranno già in settimana. E poi ne arriveranno altri 150. Entro otto settimane al massimo ci sarà una casa per tutti», è stato l'annuncio del governatore della Liguria Giovanni Toti. Il governo nazionale promette di «non lasciare sola la città» e di essere con Genova e con i genovesi «e non solo a parole, ma con gesti concreti». Il premier Giuseppe Conte, dopo che l'esecutivo ha stanziato 5 milioni di euro per gestire lo stato di emergenza, ha ricordato che sabato il Consiglio dei ministri ha stanziato altri 28 milioni e 470 mila euro. Soldi che serviranno «per realizzare gli interventi urgenti per la viabilità alternativa, per potenziare il sistema dei trasporti e per individuare sistemazioni abitative per i tanti nuclei familiari che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni considerate a rischio». L'esecutivo ha messo a disposizione i fondi necessari, ma ha anche preteso, e a quanto pare ha ottenuto, «che si faccia in fretta e che sia data una dimora a queste persone». E il presidente del consiglio ha ribadito: «Abbiamo fatto tanto, stiamo facendo tanto e faremo ancora tanto altro. Non lasciamo sola Genova». Si sono intanto concluse intanto le operazioni di ricerca delle vittime il cui bilancio è arrivato a 43 e dei dispersi, ma i vigili del fuoco continuano ad operare tra le macerie per mettere in sicurezza l'area e bonificare la zona. E prosegue il complesso fronte delle indagini sul cedimento del ponte gestito da Autostrade per l'Italia dopo che la società concessionaria ha annunciato misure per vittime, sfollati e la ricostruzione del viadotto, ma non ha ritenuto di doversi scusarsi direttamente coi familiari per il crollo perché - come ha detto l'ad della società Giovanni Castellucci- «non riteniamo ci siano le condizioni per assumersi la responsabilità» di «un evento che deve essere ancora indagato a fondo». E si indaga per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti. Sentiti i primi testimoni, dopo il sequestro delle parti rimaste in piedi dell'infrastruttura, la polizia, su indicazione dei periti, individua e cataloga le parti di ponte utili alle indagini, che verranno repertate e poi spostate dall'area. C'è il segreto istruttorio eveidentemente, ma il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, non si sottrae a un ragionamento generale, intervistato dal Corriere della Sera: «nel momento in cui è stata decisa la privatizzazione delle autostrade lo Stato si è ritagliato un ruolo riguardante soprattutto il controllo del rapporto fra investimenti e ricavi, il giusto prezzo dei pedaggi, l'inflazione... Meno la sicurezza delle infrastrutture». Le eventuali responsabilità?. «Cercheremo di capire - spiega - quali sono esattamente i poteri degli organi di controllo del ministero, anche se temo che siano molto blandi. Il concessionario è come se fosse diventato il proprietario delle autostrade, non l'inquilino che deve gestirle». E sulle responsabilità del concessionario, cioè di Autostrade? «Chiaro, maggiori poteri, maggiori oneri, maggiori responsabilità (non intende dire penali, ndr). E io aggiungerei anche maggiori guadagni», conclude il procuratore capo di Genova.

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