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La macchina del pianto

Corsa a strumentalizzare i morti in mare per attaccare il governo. Media, politici, vip: tutti così buoni da non farsi problemi a invocare naufragi

Pietro De Leo
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Serviva un morto, al generone progressista. La spia rivelatoria era stata la voce dal sen fuggita dello scrittore Edoardo Albinati, che nei giorni della crisi dell'Aquarius aveva ammesso che sperava morisse un bambino a bordo, in modo da mettere nei casini il governo italiano che non aveva autorizzato l'approdo sulle nostre coste. Serviva un morto, magari un altro piccolo Aylan, il bimbo siriano annegato a largo di Bodrum nel 2015. La foto del suo corpo (qui a sinistra) riverso sulla spiaggia fece il giro del mondo e divenne aspersorio della colpa dell'Occidente, di Visegrad, delle “destre”. Serviva una roba così, al Partito della Bontà in overdose di nuova ideologia dell'immigrazione e in ebbrezza da apnea. Di bambini ne ha trovati addirittura tre, affogati l'altro ieri dopo il naufragio di un gommone al largo della Libia. Tre vite perdute assieme nel sole d'estate. Eccola, allora, la foto della provvidenza. Quei tre corpicini senza vita, tenuti in braccio dai soccorritori in una spiaggia libica, una foto che dissangua il cuore ma che subito diventa vessillo di lotta politica. «Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni! Questo paese è devastato dal dolore... ma non vi danno un po' dispiacere quei corpi in terra senza più calore?Povera Patria»,scrive il leader di Leu Pietro Grasso... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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