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Terrorismo, 5 arresti all'alba: scoperti in Italia jihadisti legati ad Amri l'attentatore di Berlino

Smantellata la rete legata al terrorista della strage di Berlino ucciso a Sesto San Giovanni nel dicembre 2016

Silvia Sfregola
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L'operazione antiterrorismo è scattata all'alba ed è condotta dalle Digos di Roma e Latina: nel mirino delle forze dell'ordine una rete di tunisini collegata ad Anis Amri, l'attentatore della strage di Berlino avvenuta nel Natale del 2016. Al momento sono scattati 5 arresti (ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del tribunale di Roma) e dieci perquisizioni disposte dalla procura di Roma, a Latina e in altre città italiane nei confronti di persone ritenute responsabili di addestramento e attività con finalità di terrorismo. Il blitz nasce dalle indagini sulla rete italiana di contatti con Anis Amri, il presunto terrorista di Berlino, ritenuto responsabile dell'attentato del 2016 e ucciso dalla polizia, tre giorni dopo, a Milano. Del gruppo fa parte un cittadino tunisino, residente a Latina, arrestato per gravi indizi su una attività di auto-addestramento con finalità di terrorismo che avrebbe messo in piedi. Dopo essersi radicalizzato, avrebbe visionato video di propaganda riconducibili al terrorismo di matrice islamica. Ma anche video più specifici che facevano pensare alla preparazione di un attentato e che contenevano informazioni su come comprare e come usare armi da fuoco, e dettagli pratici per l'affitto di un camion.  Da tempo le indagini hanno dimostrato che Amri aveva potuto contare su una rete di supporto basata a Latina. Alcuni dei soggetti in contatto con l'attentatore di Berlino sono stati espulsi dall'Italia dopo l'attentato del 2016. Il 19 dicembre di quell'anno un autoarticolato con targa polacca, proveniente dall'Italia, investì a Berlino la folla presente nel mercatino di Natale a Breitscheidplatz, uccidendo 12 persone e ferendone 56. L'attentato venne rivendicato dall'Isis. La notte del 22 dicembre dello stesso anno, Anis Amri, ritenuto l'attentatore, venne ucciso durante un controllo di polizia nei pressi della stazione Sesto San Giovanni di Milano. Tra i cinque arrestati c'è il 38enne, sedicente cittadino palestinese, Napulsi Abdel Salem, attualmente detenuto per stupefacenti, accusato di addestramento ad attività con finalità di terrorismo. In manette anche quattro cittadini tunisini accusati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina: il 32enne Baazaoui Akram, il 52enne Baazaoui Mohamed, il 29enne Baazaoui Dhiaddine e il 30enne Baazaoui Rabie. Tra i contatti dell'attentatore di Berlino vi era un tunisino di 37 anni residente a Latina, frequentatore del locale centro di preghiera islamico di Latina e noto per le sue posizioni radicali, legato da consolidati rapporti di amicizia Napulsi Abdel Salem, arrestato stamani con l'accusa di auto-addestramento al terrorismo. Durante le indagini, i due, intercettati, si sono spesso lasciati andare a considerazioni incentrate su visioni radicali dell'Islam, connotate da una marcata ostilità per gli occidentali ed i relativi costumi utilizzando, tra le altre, espressioni del tipo "tagliare la gola e i genitali" riferite agli "infedeli".

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