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Delitto di Bracciano, condanna confermata: 14 anni all'ex di Federica Mangiapelo

Rigettato il ricorso di Marco Di Murro. Ha ucciso lui la 16enne trovata morta sulle sponde del lago nel 2012

Andrea Ossino
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Ricorso rigettato. Condanna confermata. Marco di Murro dovrà scontare 14 anni in carcere per l'omicidio di Federica Mangiapelo, la 16enne trovata morta sulle sponde del lago di Bracciano la notte di Halloween del 2012. Una sentenza in linea con quanto deciso dalla corte d'Appello, che, considerando le attenuanti, aveva ridotto di 4 anni la condanna emessa in primo grado. “Penso di aver fatto il possibile in difesa ragazzo – afferma adesso l'avvocato Cesare Gai - Questa sentenza scontenta un po' tutti, anche la parte civile che aveva sollevato obiezioni. Occorre prenderne atto. Mai come in questo processo restano tanti interrogativi non risolti. Rispetto la decisione della Corte, ma non penso siano state fornite risposte sufficienti. Auspicavo che la Corte intervenisse, ma ha ritenuto la logica e immune da ricorsi la sentenza d'appello. Da qui il rigetto.” Ma andiamo con ordine, partendo dall'accusa. Un'accusa che sostiene che Marco di Murro ha commesso un omicidio volontario aggravato ai danni di Federica Mangiapelo. Era la notte di Halloween del 2012 quando la famiglia della 16enne perse le tracce della ragazza, uscita qualche ora prima con il suo fidanzato. Fu un passante a trovare il corpo della vittima sulla spiaggia del lago di Bracciano, a nord della Capitale. L'assenza di segni compatibili con una violenza aveva fatto nascere un giallo. In tribunale infatti era possibile assistere a una vera e propria battaglia di periti. I medici di parte infatti si erano scontrati per capire se la ragazza fosse morta a causa di un annegamento o per una miocardite. L'unico sospettato era Marco Di Murro, un cameriere di Formello che la notte di Halloween, probabilmente a causa di un litigio, aveva lasciato Federica da sola, durante una fredda serata di pioggia. Indagato inizialmente per omicidio volontario, il giovane si era visto derubricare l'accusa in omissione di soccorso, e poi in abbandono di incapace. Il caso stava anche per essere archiviato quando, grazie a una perizia prodotta dai legali della vittima, il giudice aveva esitato, nominando una super perizia collegiale. Anche i tre periti nominati dal tribunale non avevano dato una risposta univoca. Due dottori erano convinti che la morte di Federica fosse dovuta a una miocardite, il terzo medico propendeva per un decesso causato dall'annegamento. E sebbene avesse riscontrato la presenza di una miocardite, il perito era convinto che si trattasse solo di una concausa. Tesi questa che avrebbe aggravato la posizione del ragazzo, che si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere. Appare improbabile infatti che Federica, esperta nuotatrice, sia scivolata e annegata in acque non molto profonde, mentre si trovava da sola, a cinque chilometri da casa, da Anguillara. Le indagini così erano andate avanti. E alla fine Marco di Murro, in primo grado, era stato ritenuto colpevole di omicidio. Terminato il lavoro dei magistrati, il gup di Civitavecchia aveva emesso la sentenza al termine del processo celebrato attraverso il rito abbreviato: Marco era stato condannato a scontare 18 anni di reclusione. Cesare Gai, legale della difesa, però non si era mai arreso. E dopo quattro anni ecco il secondo round: in Corte d'appello, davanti al giudice Giancarlo De Cataldo, procura generale e collegio difensivo avevano provato a far valere le proprie ragioni. Poi la sentenza, la seconda: Marco Di Murro era stato condannato a scontare 14 anni di reclusione perché accusato di omicidio volontario aggravato. Ancora una volta il penalista che assiste il ragazzo aveva provato a far valere le sue ragioni, ricorrendo in Cassazione. E ieri, al termine dell'ultimo grado di giudizio, la sentenza definitiva: Marco di Murro dovrà trascorrere 14 anni in carcere.

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