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Firenze, carabinieri accusati di stupro: per il gip non fu macchinazione delle due studentesse americane

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Maria Grazia Coletti
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Da parte delle due studentesse statunitensi che la notte tra il 6 e il 7 settembre scorsi, a Firenze, hanno denunciato di essere state violentate da due carabinieri in servizio non vi fu alcuna «macchinazione» ed è «estremamente verosimile l'ipotesi che i rapporti sessuali siano stati consumati contro la volontà o comunque senza un consapevole e percepibile consenso delle due ragazze». Lo scrive il gip del tribunale di Firenze, Mario Profeta, nell'ordinanza con cui ha rigettato la prima richiesta di incidente probatorio avanzata dalla Procura per ascoltare le due ragazze americane e ha rigettato la richiesta del pm Ornella Galeotti di interdizione per un anno nei confronti dei due carabinieri accusati, ritenendo sufficiente la sospensione dal servizio disposta dall'Arma perché «il clamore internazionale della vicenda non rende plausibile l'ipotesi di un rientro in servizio dei due indagati». Il provvedimento non è più segreto perché gli atti di indagine sono stati depositati e portati a conoscenza degli avvocati difensori e delle parti offese. Pur rigettando le due richieste della procura, il gip ritiene che gli indizi a carico dei due militari siano «gravissimi». L'ordinanza ripercorre i fatti di quella notte attraverso il racconto delle due ragazze, una delle quali dice di aver subito violenza nell'ascensore del palazzo dove si trova il loro appartamento, dopo essere state accompagnate a casa dai due militari con l'auto di servizio, mentre l'altra dice di aver subito violenza dall'altro carabiniere, spinta contro il davanzale di una finestra. Diversa la versione dei militari che davanti al pm hanno ammesso di aver avuto dei rapporti sessuali con le due giovani studentesse ma hanno dichiarato che quei rapporti erano consensuali. Nell'ordinanza, c'è anche il dato sul tasso di alcool nel sangue delle due ragazze dopo la denuncia: 1,59 e 1,68. Il gip, infine, tre giorni fa ha affidato l'incarico al medico legale di Roma, Marina Baldi, per rilevare il dna sugli indumenti che indossavano le due studentesse la notte della presunta violenza. I risultati saranno comunicati entro dicembre. 

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