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Pedofilia, Papa Francesco: "Chiesa in ritardo, mai la grazia"

Papa Francesco

Silvia Sfregola
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Il tema è da sempre in primo piano nel suo pontificato e la linea è netta. Preti e religiosi condannati per pedofili non avranno "mai" la grazia di Papa Francesco. Il motivo? "La persona che fa questo, uomo o donna che sia, è malata. La pedofilia è una malattia. Oggi lui si pente, va avanti, lo perdoniamo, ma dopo due anni ricade". Il Pontefice sceglie di parlare a braccio in un appuntamento non banale, ovvero nel discorso davanti alla Pontificia Commissione per la protezione dei minori. E sceglie parole non certo banali: "La Chiesa è arrivata un po' tardi, e quando la coscienza arriva tardi, i media risolvono il problema e anche arrivano tardi. Non è stato facile cominciare questo lavoro: avete dovuto nuotare controcorrente. Ci sono state tante difficoltà - dice rivolgendosi alla Commissione - ma è la realtà, siamo arrivati in ritardo". In un lungo discorso consegnato e non letto rincara la dose senza dimenticare le responsabilità di molti prelati in giro per il globo: "La Chiesa a tutti i livelli risponderà con le misure più forti a chi ha abusato dei figli di Dio. A tutti i livelli verrà applicato il principio della tolleranza zero contro gli abusi sessuali". Il vulnus è molto sentito dal pontefice, perché, spiega, "l'abuso sessuale è veramente una rovina terribile per tutta l'umanità, che colpisce tanti bambini, giovani e adulti vulnerabili in tutti i paesi e in tutte le società". La chiusura è importante: "La Chiesa è chiamata ad essere un luogo di pietà e compassione, soprattutto per coloro che hanno sofferto", ma anche per la Chiesa stessa "è stata un'esperienza molto dolorosa, sentiamo vergogna per gli abusi commessi da ministri consacrati". La giornata del Santo Padre però non finisce qui. C'è spazio infatti anche per un'udienza con la Commissione parlamentare Antimafia. Qui arriva quasi la ricetta Bergoglio per la lotta senza quartiere alla criminalità organizzata. I cardini sono due: il primo è combattere la corruzione che, "nel disprezzo dell'interesse generale, rappresenta il terreno fertile nel quale le mafie attecchiscono e si sviluppano". Il secondo paletto è l'impegno economico, "attraverso la correzione o la cancellazione di quei meccanismi che generano dovunque disuguaglianza e povertà. Oggi non possiamo più parlare di lotta alle mafie senza sollevare l?enorme problema di una finanza ormai sovrana sulle regole democratiche". Ultimo pensiero ai testimoni di giustizia, da "tutelare e valorizzare perchè si espongono a gravi rischi scegliendo di denunciare le violenze di cui sono state testimoni".

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