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Stupro di Rimini, preso il capo del branco: è un congolese di 20 anni

Davide Di Santo
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La Squadra mobile di Rimini e lo Sco hanno fermato anche il quarto presunto autore dello stupro di una ragazza polacca e di una trans peruviana a Rimini. Ieri sera era ancora caccia aperta al "quarto uomo" del branco colpevole dello stupro di una ragazza polacca e di una trans peruviana a Rimini: Guerlin Butungu, richiedente asilo congolese di 20 anni, l'unico maggiorenne e probabilmente "capo" del gruppo, risiedeva anche lui nella provincia di Pesaro-Urbino, probabilmente in una struttura di accoglienza. Le indagini Gli investigatori stavano tenendo sotto controllo il suo cellulare. Avevano scoperto, stamane, che si stava sostando da Pesaro a Rimini, dove è stato fermato per essere portato in questura. Era già su un treno diretto a Milano con l'intenzione, secondo quanto riferiscono gli investigatori, di fuggire poi in Francia. Gli inquirenti spiegano che i primi due sospetti, marocchini minorenni con precedenti di spaccio, si sarebbero consegnati perché, da "criminali in erba", non riuscivano a sopportare il peso del doppio stupro che avevano fatto. Stupri di #Rimini Il video della cattura in stazione del presunto capo del branco #squadramobile #sco @PolskaPolicja pic.twitter.com/KuBbaaOHch— Polizia di Stato (@poliziadistato) 3 settembre 2017 "La polizia polacca ringrazia i colleghi della Squadra mobile della questura di Rimini per l'azione investigativa che ha portato a cattura presunti autori stupri" . E' quanto scrive su Twitter la polizia di Stato italiana pubblicando un tweet delle forze di polizia polacche, in merito al caso di violenze sessuali a Rimini.  Scortato da due donne "L'arresto di questa mattina è stato una doppia soddisfazione perché a mettere le manette al quarto uomo sono state due donne. Un gesto simbolico che ha reso giustizia alle vittime delle violenze". Così il Questore Maurizio Improta ha commentato la cattura che chiude il cerchio attorno al branco autore delle brutali violenze commesse poco più di una settimana fa a Rimini. "Un risultato reso possibile da un grande lavoro di squadra. L'uomo fermato questa mattina, un nigeriano maggiorenne che risulta richiedente asilo, in un primo momento è rimasto meravigliato dalla presenza dei poliziotti e ha cercato di negare la sua identità. Ma ormai era stato inchiodato". "Gli ho detto di andare subito dai carabinieri. Può capitare che uno rubi un telefonino, ma non che uno violenta una donna. Se hanno fatto una cosa del genere devono pagare". Sono le parole al Resto del Carlino del padre dei due fratelli marocchini di 15 e 17 anni residenti a Vallefoglia, nel Pesarese, che ieri si sono presentati in caserma per ammettere il loro coinvolgimento nel doppio stupro di Miramare. La caccia al branco Con l'arresto di oggi tutti e 4 i presunti componenti del branco sono stati assicurati alla giustizia. E' passata poco più di una settimana dalle violenze sessuali avvenute sulla spiaggia della cittadina romagnola. A patire era stata prima una 27enne polacca - oltraggiata sotto gli occhi del compagno, che era stato picchiato - quindi una transessuale peruviana, trovata lungo la statale. Ieri due giovani magrebini regolarmente residenti in Italia, minorenni, si sono consegnati di loro spontanea volontà ai militari e, in una caserma dei carabinieri di Pesaro, hanno detto di essere responsabili per i fatti di Rimini di sabato scorso. Poi, nella serata di ieri, sempre nel Pesarese, è stato preso un terzo presunto componente del branco dello stupro. Questo sospetto, sempre minorenne ma di origine congolese, è stato portato in questura a Rimini.Quindi, stamattina, la polizia ha fermato il quarto e ultimo presunto autore dello stupro. Il sospetto, maggiorenne e incensurato, è anche lui congolese, richiedente asilo. Gli investigatori stavano tenendo sotto controllo il suo cellulare e hanno capito che probabilmente voleva fuggire in Francia: all'alba avevano scoperto che si stava spostando da Pesaro a Rimini, dove è stato fermato per essere portato in questura. La comunità E' sceso dalla macchina dei militari con addosso un maglione scuro. La svolta sul caso della duplice violenza sessuale potrebbe essere stata determinata dalle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza nelle zone dove sono avvenuti gli stupri (che sono stati ben sei per la transessuale peruviana, la quale avrebbe riconosciuto i due giovani marocchini). I due ragazzi presentatisi dai carabinieri sarebbero nati in Italia da una famiglia marocchina regolarmente residente in Italia. Abitano nella zona di Montecchio, frazione che fa capo al Comune di Vallefoglia, nella provincia di Pesaro e Urbino. Per il sindaco Palmiro Ucchielli, che non conosce i due giovani, avere appreso la notizia dai media "è stato un fulmine a ciel sereno. Siamo una piccola comunità, non certo una città da un milione di abitanti, e non si può conoscere tutti". I richiedenti asilo "Qui gli stranieri sono circa il 10%-11%, venuti qui per lavorare - ha detto - Da noi ci sono una ventina di richiedenti asilo. Qui in 20-30 anni la popolazione è quadruplicata. Una emigrazione di gente che è venuta a cercare lavoro, prima nella agricoltura, poi nel distretto del mobile e nell'industria metalmeccanica. E lo hanno trovato, nonostante i tempi di crisi. Si ottiene integrazione facendo attenzione a mantenere un equilibrio e creando un clima di collaborazione nella comunità. Gli stranieri qui sono cresciuti insieme alla comunità". "Da tempo - fa notare il sindaco - abbiamo chiesto agli enti competenti di aumentare la presenza delle forze dell'ordine nella zona, rimaste più o meno le stesse negli anni, anche se la popolazione è aumentata".

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