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Stupro Rimini, due marocchini minorenni si costituiscono: preso il terzo stupratore

Silvia Sfregola
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Dopo una settimana è arrivata la svolta nelle indagini sul duplice stupro di Rimini, con tre dei quattro componenti del branco che sono stati assicurati alla giustizia. Nel pomeriggio due fratelli marocchini di 15 e 16 anni si sono presentati in una caserma dei carabinieri di Montecchio, in provincia di Pesaro, e hanno confessato di aver partecipato alla notte di violenze del 26 agosto in cui fu stuprata una ragazza polacca sulla spiaggia di Miramare e successivamente una trans peruviana lungo la statale. Anche grazie agli elementi forniti dai due, in serata gli uomini dello Sco di Rimini hanno arrestato in strada nel pesarese un 17enne nigeriano mentre l'unico ancora in fuga sarebbe un 20enne congolese, forse il capo del branco, che si teme possa essere fuggito verso la Francia. I tre si trovano tuti a Rimini per il riconoscimento e l'interrogatorio. Il branco sarebbe interamente residenti nel comune di Vallefoglia, nel pesarese ma vicino al confine con la Romagna, e tre dei componenti avrebbero lievi precedenti penali per spaccio e furti. Si conferma quindi la pista dello 'stupro in trasfertà che era stata subito la più accreditata dagli inquirenti. Tra l'altro è spuntata una terza aggressione all'indomani di quella folle notte di violenza: sarebbe riconducibile al branco anche la rapina ai danni di una coppietta che si era appartata su un lettino in una spiaggia di Pesaro, derubata dei cellulari ma riuscita a fuggire. I due fratelli avrebbero raccontato di aver deciso di confessare dopo le pressioni investigative e mediatiche, culminate nella pubblicazione del fotogramma di un video di sorveglianza che li ritrae la notte delle violenze. Poche ore prima della svolta, i telegiornali avevano diffuso un fotogramma tratto dal filmato ripreso da una telecamera di sorveglianza che mostrava tre giovani in bermuda e di spalle mentre camminano dalla spiaggia del Bagno 130 di Miramare verso la statale, luogo della seconda violenza a una trans peruviana. Due di loro indossavano cappellini da baseball mentre il terzo aveva il capo coperto dal cappuccio della felpa. Un giovane sembra anche trasportare una borsa sportiva a tracolla mentre non si vede il quarto giovane, dalla pelle nera e in canottiera bianca, che è stato descritto come il capo del branco. Il cerchio sul branco si stava ormai stringendo, anche grazie all'identificazione fatta dalla trans peruviana e dal ragazzo polacco che accompagnava la giovane connazionale stuprata e alle impronte digitali trovate sui frammenti di una bottiglia rotta con cui era stata minacciata la stessa trans.

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