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Io, finta baby squillo all'incontro con i papà

Foto Pasquale Carbone

La nostra cronista si finge minorenne in chat. Quanti appuntamenti con adulti in cerca di sesso a pagamento

Francesca Pizzolante
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Lo scandalo delle baby squillo non fermano la sete di sesso proibito della Roma bene. Non sono bastate le manette scattate fuori dai licei e ai Parioli ad arrestare la voglia di trasgressione, trascendendo nel penale, degli uomini della Capitale che continuano a chiedere prestazioni sessuali a minorenni in cambio di soldi. Il Tempo ha così deciso, a tre anni dalla prima inchiesta, di far indossare a una cronista (la sottoscritta) i panni di una diciassettenne in cerca di clienti online. Il risultato dell' inchiesta è da voltastomaco. Trovare un sito di incontri non è difficile, lanciare l'esca è semplicissimo e senza controllo. All'annuncio «Giovane liceale cerca uomini maturi» rispondono in più di cinquanta in pochissime ore. La chat s'«impalla». Un brivido lungo la schiena, fortuna ho tanti colleghi che mi guarderanno le spalle». «Ciao fanciulla, quanto sei piccola e cosa desideri?», è il primo messaggio che richiama a ripetizione». «Ho 17 anni, ma ne dimostro 22, è un problema per te?». «Macché». «Bene allora, per divertirti dovrai essere discreto e generoso, se vuoi perdere tempo cerca altrove». Secca la risposta: «Sei perfetta. Sono un uomo molto esigente e non ho limiti. Posso pagarti bene». Andata. Senza troppe domande e giri di parole fissiamo un incontro a stretto giro. «Mia moglie è in vacanza...», scrive. Decido per l'appuntamento in un luogo pubblico: ore 17.00, zona Ponte Milvio. L'uomo arriva puntualissimo, attacca a parlare ma ha fretta di concludere: «Mi piacciono le ragazzine, quelle che vogliono atteggiarsi a superdonne, smaliziate e pronte a tutto -confessa-. Non ho problemi di soldi, ho una vita che mi soddisfa ma nel sesso pretendo sempre nuove emozioni e andare con una minorenne o, meglio ancora, con vergini mi fa eccitare. Ovviamente pago bene. Chi viene con me non si è mai lamentato anzi, mi ha richiamato per replicare, ma a me piace cambiare» dice mentre tenta l'approccio. «Quanto vuoi, 200-300 euro vanno bene? Se hai un' amica possiamo combinare con dei colleghi». L'uomo non si pone limiti e quando gli chiediamo se sia a conoscenza del reato penale lui taglia corto: «Ma che c'entra? Ti stai tirando indietro? Ehi non voglio casini, capito? Se accetti ti pago, altrimenti ciao». Il nostro incontro finisce lì. Nel frattempo continuano i messaggi in chat e la richiesta di un appuntamento. Altri incontri, altre proposte sempre più spinte. È un continuo. È uno schifo. Il business sarebbe floridissimo. Chi chiede sesso si professa avvocato, impiegato, mi contattatano pure due ingegneri e un commerciante. Professionisti che, con estrema leggerezza, lasciano indirizzi e telefoni sicuri. L' ultimo uomo che decidiamo di incontrare ci raggiunge in via Flaminia. È sulla sessantina. Non vuole rogne ma andare dritto al sodo: «Non mi giudicare che tanto non me ne frega nulla. Allora: per 200 euro cosa mi fai?». Abbozzo una risposta ma lui interompe: «Ho prenotato un albergo vicino al raccordo, se ci troviamo bene magari le prossime volte puoi venire da me». Anche a lui chiediamo se non ha paura ad andare con una minorenne, inutile dire che non si preoccupa, anzi: «Ma non sei a pagamento? Che t' importa? Io ti do i soldi così te li godi e ti compri quello che vuoi. Andiamo?». Al mio «No, grazie. Mi fai schifo» seguito da «sono una giornalista», l'uomo scappa via con una agilità, lui sì da minorenne. Il nostro viaggio nel sesso a pagamento con le baby squillo, iniziato tre anni fa, finisce qua. È stato complicato anche solo scriverlo questo articolo, figuratevi cos' è stato recitare una parte che tante ragazzine - purtroppo - vivono ogni giorno.

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