Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

L'«oracolo anticamorra» diffamatore recidivo

Trasmissione televisiva

Saviano scrisse su «Gomorra» che un uomo era coinvolto in un traffico di droga. Non era vero

  • a
  • a
  • a

Gomorra «colpevole». Roberto Saviano, l'«oracolo» anticamorra, il «sentenziatore morale», dovrà risarcire con 30mila euro uno dei tanti uomini citati nel libro che nel 2006 lo rese famoso. Saviano, infatti, è stato condannato anche in secondo grado per diffamazione perché, come stabilito dalla seconda sezione civile della Corte d'Appello di Milano, «le affermazioni riportate nel libro sono oggettivamente offensive e non è stata provata la verità della notizia, in modo suggestivo emergente dalle frasi del testo pubblicato». In sostanza i giudici hanno confermato quanto già deciso in primo grado, e cioè che a pagina 291 di Gomorra sono contenute righe dal «contenuto diffamatorio in danno» di Enzo Boccolato nella parte in cui si fa un accostamento «tra dati tratti dalle dichiarazioni di Piccirillo (collaboratore di giustizia, ndr) e considerazioni dell'autore, circa il coinvolgimento di Boccolato nelle attività illecite del clan La Torre». Nel capitolo intitolato «Aberdeen Mondragone», come sottolineano Alessandro Santoro, Sandra Salvigni e Daniela Mirabile, legali di Boccolato, al loro assistito veniva non solo attribuita l'appartenenza al clan camorristico dei La Torre, ma anche «assegnato» un ruolo «non marginale in relazione al traffico internazionale di cocaina». Ma per gli avvocati difensori «il signor Boccolato vive da diversi anni in Venezuela, risulta incensurato e soprattutto estraneo a qualsiasi attività camorristica». L'avvocato Santoro, prendendo atto del fatto che Saviano e la Mondadori (casa editrice di Gomorra, ndr), «non curanti delle due sentenze di condanna già intervenute, reiterano la diffamazione del signor Boccolato attraverso continue ristampe del celebre libro “Gomorra”, senza provvedere alla cancellazione delle frasi accertate come diffamatorie» dal tribunale di Milano il 28 ottobre 2013 e confermate dalla Corte di Appello e, «senza neanche citare nelle ristampe la sentenza di condanna per diffamazione già intervenuta», ha anche annunciato «di aver ricevuto regolare mandato per chiedere un nuovo risarcimento danni». Dopo la condanna di primo grado, Saviano si era difeso scrivendo che il suo lavoro «è raccontare e analizzare ciò che accade», aggiungendo che «Boccolato ha avuto ragione al primo grado ma continuerò a raccontare il potere del clan La Torre senza temere cause e condanne. Difenderò le mie parole in Appello». Pare ci sia poco da difendere.

Dai blog