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Vince 500 mila euro e la Snai non paga «I poveri non hanno diritto alla felicità»

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Valeria Di Corrado «A quanto pare i poveri non hanno diritto a essere felici. Avrei potuto ricostruirmi una vita dignitosa, invece sembra che il mio destino sia segnato». Barbara T., quarantenne...

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«A quanto pare i poveri non hanno diritto a essere felici. Avrei potuto ricostruirmi una vita dignitosa, invece sembra che il mio destino sia segnato». Barbara T., quarantenne romana, si è vista sfilare sotto il naso il sogno di un futuro sereno. Il 16 aprile 2012 ha vinto 500 mila euro alla slot machine, nell'agenzia Snai di via Ghislieri, in zona Monteverde, a Roma. Dopo due ore e mezza trascorse davanti a un monitor a pigiare un pulsante, dalla macchinetta della videolottery è uscito uno scontrino a cinque zeri. Nel momento in cui stava per riscuotere la vincita, il direttore del punto vendita le ha obbiettato che la Snai spa, su indicazione della Direzione centrale, non intendeva assolvere al pagamento. Il tutto senza fornirle un'adeguata spiegazione. La donna, già assistita dalla Caritas e dai servizi sociali del Comune, è piombata in uno stato di profonda depressione. Ha accarezzato il sogno di poter finalmente sistemare la sua disastrosa situazione economica e invece si è trovata costretta a fare i conti con carte bollate e Tribunali. Grazie all'assistenza del suo legale di fiducia, l'avvocato Andrea Rizzelli, il 29 marzo ha ottenuto dall'ottava sezione civile del Tribunale di Roma l'ingiunzione di pagamento. La Snai però ha presentato opposizione e ora, nell'udienza fissata per la metà di febbraio, il giudice deciderà se concedere provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo, in attesa della sentenza. Intanto un'indagine della procura sta cercando di far luce sulle centinaia di vincite avvenute quel giorno nel circuito Snai, che la società non ha riconosciuto come valide. In che modo trascorre le sue giornate? «Durante il giorno cerco lavoro. Ma è una ricerca inutile perché il lavoro non si trova. Tempo fa ho fatto la cassiera nei supermercati. Adesso però non mi chiamano più da due anni. Ogni tanto elemosino qualche soldo andando a dare una mano nei negozi. Di contratti neanche a parlarne. Il Comune mi dà un sussidio, ma si tratta di pochi spiccioli». Dove abita? «Abito in una casa popolare che mi ha dato il Comune al Quartaccio. Non ho nemmeno i soldi per fare la spesa. Spesso un pasto caldo me lo passa la mia vicina di casa oppure la parrocchia. Almeno una volta alla settimana mangio alla mensa della Caritas. Vivo alla giornata. Quando proprio non ce la faccio, il parroco mi paga la bolletta della luce». Se la Snai le avesse subito pagato la vincita, cosa avrebbe fatto con quei 500 mila euro? «La mia prima preoccupazione sono le mie tre figlie. Avrei voluto sistemarle. Darle un'esistenza più dignitosa. Quella tranquillità economica che io non ho mai avuto. La più grande è maggiorenne e vive con me. Anche lei è disoccupata. Le altre due stanno a casa di mia madre. Il mio primo uomo mi ha lasciato sola ed è tornato in Tunisia. Mentre il padre delle bambine non mi dà nulla per mantenerle. Sembra che i poveri non abbiano diritto a lla felicità. Non è giusto, avvevo vinto quel jackpot. Non riesco ancora a capire perché non mi abbiano pagato». Che conseguenze ha avuto su di lei questa vincita negata? «Ho subito un forte choc. I medici mi hanno detto che sono caduta in uno stato depressivo. Io so solo che quando tocchi così da vicino la felicità e poi te la tolgono rischi di diventare matta. Ancora oggi, a distanza di quasi due anni, non me ne faccio una ragione». Le capita spesso di andare a giocare alle slot machines o alle videolottery? «No, non ho il vizio del gioco. E anche se ce lo avessi, non ho i soldi per giocare. Quel giorno mi trovavo a passare in zona Monteverde e sono entrata nell'agenzia di scommesse. Avevo pochi euro e li ho giocati alla macchinetta. Forse li avrei dovuti usare per fare la spesa, ma ho deciso di tentare la fortuna. La fortuna mi ha baciata, ma poi ci ha ripensato e si è tirata indietro».

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