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Bimbo gettato nel Tevere, 30 anni. «E so' pure pochi»

++ BIMBO SCOMPARSO: PADRE CONFESSA,L'HO GETTATO NEL FIUME ++

«Addio infame, ti hanno dato trenta anni e so' pure pochi»: i parenti del piccolo Claudio, gettato dal padre nelle acque gelate del Tevere in una notte di febbraio del 2011, hanno aspettato...

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«Addio infame, ti hanno dato trenta anni e so' pure pochi»: i parenti del piccolo Claudio, gettato dal padre nelle acque gelate del Tevere in una notte di febbraio del 2011, hanno aspettato compostamente che il presidente della corte d'Assise d'appello finisse di leggere la sentenza che confermava la condanna per Fabrizio Franceschelli, prima di far esplodere il loro disprezzo verso l'imputato. È servita poco più di un'ora di camera di consiglio per confermare quanto stabilito dai giudici di primo grado: Franceschelli era capace di capire la portata di quanto fatto. Si chiude così il secondo grado di giudizio di una vicenda dai tratti surreali che è finita col costare la vita ad un bimbo di appena 16 mesi, gettato nel vuoto dall'uomo che avrebbe dovuto prendersi cura di lui. Una storia amara, che durante la fase dibattimentale, ha portato in aula uno spaccato fatto di violenze fisiche e morali su una donna inerme – la madre del piccolo Claudio, (assistita dall'avvocato Germano Paolini, mentre Alberto Biasciucci assisteva la zia del piccolo) che è scoppiato in lacrime alla lettura della sentenza – e sull'orlo dell'anoressia. I giudici non hanno creduto alla tesi difensiva che puntava ad una rimodulazione della pena per l'imputato che, durante la nevicata che bloccò Roma per giorni, fece irruzione a casa della madre della compagna per strappare dal sonno il piccolo, trascinandolo in strada per chilometri, prima di lanciarlo dalla balaustra di ponte Mazzini sotto lo sguardo impotente della nonna del bimbo e di un agente della polizia penitenziaria che si dirigeva verso Trastevere. Cala il sipario quindi anche sulla paradossale ipotesi, sostenuta dall'imputato nelle ore immediatamente successive all'omicidio, che Franceschelli stesso fosse stato indotto al gesto da una voce che lo avrebbe costretto al gesto per «garantire la felicità dell'umanità».

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