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Tra i due litiganti il centrodestra gode

Carlantonio Solimene
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Dal 2013 in poi l'Italia sta sperimentando una situazione politica inedita: il tripolarismo. Se nella prima Repubblica il leit motiv era stato il confronto tra centro e sinistra e nella seconda quello tra centrodestra e centrosinistra, l'avvento sulla scena dei Cinquestelle ha modificato profondamente il quadro. Per un certo periodo di tempo si è ritenuto che il tripolarismo fosse solo una fase transitoria. Prima, perché in tanti sostenevano che il fenomeno grillino si sarebbe sgonfiato rapidamente. Successivamente, perché si credeva che la crisi del centrodestra avrebbe portato sostanzialmente a un dualismo Pd-Cinquestelle. Così non è stato: il MoVimento di Grillo si è consolidato e il centrodestra, pur tra mille difficoltà e contraddizioni, ha conservato uno zoccolo duro - e neanche così limitato - di sostenitori. Il fatto nuovo di questi ultimi mesi è che l'asse formato da Berlusconi, Meloni e Salvini - considerato finora l'anello più debole di questa catena tripolare - potrebbe essere quello che alla fine meglio si adatterà alla nuova situazione. La vera e propria faida tra Renzi e Grillo ha infatti creato una contrapposizione tra i due elettorati che ricorda molto quella tra berlusconiani e antiberlusconiani. Un esito se vogliamo paradossale, visto che tanti sostenitori dei Cinquestelle arrivano proprio dalle file della sinistra (anche se di una sinistra assai diversa da quella disegnata da Renzi). Il primo effetto di questa demarcazione si potrebbe vedere alle prossime amministrative. Nelle città in cui non arriveranno al ballottaggio i candidati sindaci grillini - potrebbero essere molte, visti i problemi registrati dal MoVimento a livello locale - è molto probabile che un elettore a Cinquestelle, se proprio decidesse di votare al ballottaggio, sostenga il candidato di centrodestra in funzione anti-renziana. Alle Politiche il discorso è un po' diverso, ma potrebbe determinare un esito simile. Se dovessero rimanere proporzionale e premio di maggioranza alla lista, stando ai sondaggi odierni (e con il centrodestra diviso in tre partiti) si giocherebbero il primo posto Pd e MoVimento 5 Stelle. Ma entrambi sarebbero costretti a chiedere aiuto a Berlusconi (il Pd) o a Meloni e Salvini (i Cinquestelle) per governare. Oggi, tuttavia, si va delineando un quadro un po' diverso. Perché i leader di centrodestra hanno finalmente compreso l'opportunità che gli si sta offrendo e stanno tessendo la tela per tornare insieme. A quel punto entrerebbero pesantemente in gioco per conquistare la vittoria e, peraltro, potrebbero mettere in campo una classe dirigente che da tempo è al governo con esiti importanti in alcune delle principali regioni del nord: Lombardia, Veneto, Liguria. Sono non a caso le Regioni amministrate dai “tre tenori”: Maroni, Zaia e Toti. Che il candidato premier possa essere uno di loro (Zaia?) per ora è solo un'ipotesi. Ma è un fatto che sono stati loro, prima di tutti, a indicare una strada che potrebbe rivelarsi vincente prima di quanto era lecito immaginare fino a qualche mese fa. Certo, bisognerebbe ridimensionare le ambizioni di Salvini e trovare un accordo su tanti temi sui quali le vedute di Berlusconi restano lontane da quelle dei “sovranisti”. Bisognerebbe, in poche parole, non solo vincere, ma anche governare. Questa, però, è un'altra storia.

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