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Lazio senza difesa, buttati altri due punti

In vantaggio con i gol di Felipe e Zaccagni si fa rimontare nel recupero dall'Empoli. Sarri sbaglia i cambi

Luigi Salomone
Luigi Salomone

Giornalista per passione, Lazio, pollo arrosto con tante patate al forno, tradizione Roma Nord Ponte Milvio, Gesù e Maria al Fleming

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Altri due punti buttati (fanno 13 da inizio campionato) con la sesta rimonta subita: solita Lazio, soliti errori, soliti limiti, soliti cambi, solito crollo nel secondo tempo e compleanno numero 123 rovinato. Stavolta per battere l’Empoli non è bastato nemmeno andare sul 2-0 perché la banda di Sarri si è lasciata infilare da Caputo all’83’ in contropiede per poi incassare al 94’ il gol beffa di Marin, fotocopia di quello preso al 98’ contro l’Udinese in una gara pareggiata all’Olimpico il 2 dicembre del 2021. 
Il processo può cominciare perché preoccupa la ripetitività degli errori di una squadra che, dopo aver segnato subito con Felipe Anderson, domina la partita senza soffrire. Raddoppia all’inizio ripresa con Zaccagni, mostra un ottimo Luis Alberto ma si lascia prendere dalla frenesia di voler segnare il terzo gol. Incredibile, punizione dello spagnolo a sette dalla fine, tutti in area di rigore a saltare compresi Casale e Romagnoli, niente marcature preventive, Immobile perde palla, riparte l’Empoli che confeziona il contropiede perfetto con Caputo che fa secco Provedel. La Lazio si fa prendere dalla paura ma non rischia nulla fino all’ultimo angolo fatale con tutti schiacciati e Marin che, prende la mira tutto solo e regala un punto pesante ai toscani. Tant’è, ora sono sette i punti in sei partite dopo la vittoria di Bergamo che aveva fatto stropicciare gli occhi a tutti per il gioco mostrato. Poi, se si esclude il derby giocato sui nervi, la squadra si è persa: eliminata dall’Europa League e tutte prove in fotocopia con partenze buone e lento ma inesorabile calo fisico e mentale. Per Sarri conta più il secondo aspetto ma il tecnico dovrebbe cominciare a spiegare come mai il gruppo è uscito a pezzi dopo 50 giorni tra vacanze e allenamenti spinti. 
Sotto accusa anche i cambi, sempre uguali. Esterno con esterno, punta con punta, mezz’ala, con mezz’ala quasi la Lazio fosse costretta a fare per 90 minuti sempre la stessa partita. E invece, gli avversari resistono, aspettano e poi colpiscono una squadra che si sta dimostrando povera di idee, quasi fosse in atto un crisi di rigetto per un modulo offensivo e troppo dispendioso con un pressing maniacale e a volte inutile. 
Ieri al 60’ Caputo per poco non aveva accorciato le distanze, ma la sostituzione è stata Pedro con Zaccagni, non una scelta più conservativa. Al 70’ dentro Vecino e Hysaj per Cataldi e Lazzari, anche qui nessuna deroga al 4-3-3 quando forse si poteva usare maggiore cautela contro un Empoli che non sembrava avere molte risorse offensive per fare male. Infine, fuori a tre minuti dalla fine Luis Alberto per Basic, una catastrofe. Serviva un pizzico di fortuna e un arbitraggio normale (Pezzuto avrebbe dovuto espellere Bandinelli nel finale, unico errore di una prestazione comunque insufficiente) per tenere il 2-1: è andata male e la Lazio si è suicidata da sola. 
E ora? Il presidente Lotito alzerà la voce con i giocatori che sono, come sempre nel calcio, i principali colpevoli. Ma sarebbe giusto anche cominciare a porsi altri interrogativi. Non sarebbe meglio a volte cambiare qualcosa? Sarri può aiutare di più il gruppo nei momenti critici delle gare? Purtroppo, non ci saranno novità, si andrà avanti con la chimera Champions e il solito campionato dietro le grandi nonostante i 50 milioni spesi in estate. Domenica a Reggio Emilia, trasferta insidiosa col Sassuolo: non si mette bene la stagione dei biancocelesti.
 

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