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Vergogna Lazio, batosta in Danimarca

Perde 5-1 contro il Mitjylland e complica il girone: Sarri accusa la squadra

Luigi Salomone
Luigi Salomone

Giornalista per passione, Lazio, pollo arrosto con tante patate al forno, tradizione Roma Nord Ponte Milvio, Gesù e Maria al Fleming

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Peggio che col Bayern Monaco in Champions due anni fa. Una vergogna, una disfatta che complica il cammino del girone di Europa League dove la Lazio ora è terza in classifica scavalcata anche dal Feyenoord che ha vinto di goleada con lo Sturm Graz (6-0). La banda di Sarri ci è andata vicino, ha perso 5-1 sul campo dei modesti danesi del Midtjylland, presa a pallonate quasi senza accorgersene. Senza reagire. 
Altro che tre vittorie di seguito, il tecnico toscano non sfatà questo tabù e la Lazio diventa troppo brutta per essere vera tornando a incassare cinque gol in Europa come era successo a Valencia nel 2000. Una prova indegna che lascerà il segno, toglie sicurezza e fa diventare la trasferta di Cremona un bivio per non sprofondare in un’altra crisi d’identità.
Otto novità, difesa e centrocampo completamente diversi più Pedro nel tridente offensivo a confermare che Sarri ha ormai sposato il turn-over. Si rivedono Hysaj e Radu dall’inizio, coppia centrale Gila-Romagnoli, mentre in mezzo agiscono Vecino-Cataldi e Luis Alberto (Marcos Antonio e Milinkovic in panchina), Immobile e Anderson al solito posto in attacco. Mancano i due più in forma per infortunio: Lazzari e Zaccagni sono rimasti a Roma. Il tecnico spagnolo Capellas, subentrato da qualche partita, con un passato nel Barcellona B, presenta un modulo speculare e punta sul tridente Isaksen, Kaba e Dreyer.
Partenza normale, almeno sembra: la Lazio controlla il gioco, ma scherza col fuoco perché non conclude mai verso la porta avversaria cercando troppo la giocata di fino. Così, col passare dei minuti, i danesi prendono campo e soprattutto si aggrappano al contropiede. Letale per i biancocelesti lenti e compassati con alcuni elementi assolutamente fuori partita. Così nel giro di quattro minuti si fanno infilare due volte, prima da Paulinho bravo a girarsi e fare secco Provedel (forse ci sarebbe un fuorigioco in partenza dell’imprendibile Isaksen) e poco dopo con Kaba bravo a sfruttare una scivolata da terza categoria di Gila: 2-0, gara in salita. E non solo per le due reti incassate senza opporre resistenza anche per una squadra che appare stanca, spaesata e lunga. Un solo tiro in porta per tutto il primo tempo, di Pedro che sbaglia da facile posizione al termina di una delle poche azioni corali riuscite. Il resto è noia e una Lazio troppo brutta per essere vera anche se il peggio deve ancora arrivare.
Nella ripresa nessun cambio, palo di Luis Alberto e sul ribaltamento di fronte l’arbitro Dabanovic concede un rigore per un’ingenuità (veniale) di Cataldi su Isaksen: trasforma Evander. Sul 3-0 si sveglia Sarri che inserisce Milinkovic, Marusic e Cancellieri (fuori Vecino, Radu e Pedro) e il serbo illude col 3-1. Poi ancora dominio totale dei danesi con un altro rigore guadagnato da Isaksen (fallo del montenegrino appena entrato): tira ancora Evander, para Provedel sulla respinta proprio Isaksen segna il 4-1. E non è tutto, c’è anche il pokerissimo con Sviatchenko.
Dentro anche Marcos Antonio e Luka Romero (esordio europeo). Gli olè degli ottomila tifosi di casa scandiscono l’umiliazione finale. Al triplice fischio dell’arbitro, squadra sotto il settore dei 300 laziali: stavolta le scuse non possono bastare.

Sarri a fine partita è furioso: <E' stata la Lazio vista alcune volte l’anno scorso: una Lazio che non si presenta in campo. Questa sera fa ancora più male perché siamo in Europa e perché si pensava di lavorare nella direzione giusta. Come me la spiego? Non abbiamo avuto umiltà, pensavamo fosse una partita che si poteva aggiustare. Con questa mentalità - ha detto l’allenatore  - non c’è soluzione. La responsabilità è mia, poi con i giocatori me la vedo io. Vorrò da loro una spiegazione, ho visto una squadra con un livello di presunzione immenso. Prima del gol avevamo il pallino, giocavamo fermi come se stessimo gestendo un vantaggio. Non so quanto il problema siano i cambi e il turnover, i 16 in campo li ho visti tutti sullo stesso livello mentale», ha concluso Sarrri.

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