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Pink Floyd Legend e Queen at the Opera. Le cover band fanno il tutto esaurito

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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Pink Floyd, Genesis e Queen. E ancora U2, Police e David Bowie. Sono solo alcune delle star al centro degli interessi di una delle diecimila tribute band attive oggi in Italia. In queste settimane i cartelloni delle venue più prestigiose si arricchiscono con i concerti delle formazioni più celebri. È il caso degli italiani Pink Floyd Legend, riconosciuti come i migliori interpreti della band britannica. Il tour dedicato ai 50 anni di «The dark side of the moon» partirà domani da Legnano per concludersi il 31 marzo ad Assisi. Ogni concerto sarà un evento con l’utilizzo di effetti scenografici e visivi che ricreeranno lo spettacolo totale tipico della formazione inglese. La band romana è stata anche la prima a riproporre «Atom Heart Mother» con coro e orchestra (il 7 marzo a Genova e l’8 marzo a Torino) oltre all’esecuzione di «Live at Pompeii» con gli strumenti vintage originali dell’epoca.

Discorso analogo per The Musical Box, l’unica band autorizzata e supportata dai Genesis e Peter Gabriel e appena sbarcata in Italia per «The lamb lies down on Broadway». The Musical Box si sono esibiti per milioni di spettatori in tutto il mondo calcando i palcoscenici più prestigiosi come la London Royal Albert Hall e l’Olympia di Parigi. Acclamati per la rievocazione dei primi Genesis, citati in tutto il mondo per la ricerca di autenticità, possiedono la capacità di far rivivere la magia del repertorio e dei costumi della band inglese con performance virtuosistiche, effetti speciali e strumentazione vintage. «La riproduzione dello spettacolo dei The Musical Box è l’unico modo per vedere “The lamb” perché quello show non è mai stato filmato - dice Collins - Non sono una tribute band, hanno preso un periodo e lo riproducono fedelmente nello stesso modo in cui qualcuno farebbe una produzione teatrale».

Classici senza tempo anche per Queen at the Opera, lo show rock-sinfonico basato sulle musiche dei Queen. Oltre 40 musicisti e voci fanno rivivere «We are the champions», «Bohemian Rhapsody», «We will rock you», «The show must go on», «Radio Ga Ga» e «Another one bites the dust». E c’è anche uno show dedicato al Duca Bianco come quello che allestiscono The Bowies. Una sorta di «sound and vision» che unisce la magia del suono ai video proiettati durante lo spettacolo e che ripercorrono la carriera di Bowie attraverso differenti stili ed epoche: dagli inizi di «Space oddity» e «Ziggy Stardust», passando a «Scary monsters» e «Ashes to ashes» fino al periodo dance di «Modern love» e «Let’s dance» o al momento berlinese di «Heroes». Successo planetario anche per gli Achtung Babies, nati a Roma ormai 30 anni fa. Sono stati la prima tribute band degli U2 a esibirsi fuori dai confini della propria nazione in Spagna, Turchia, Svizzera, Olanda, Francia, Austria, Germania, Slovenia, Croazia, Irlanda, Belgio, Lussemburgo, Macedonia e Monaco.

Naturalmente non possono mancare le formazioni dedicate agli artisti italiani. I più gettonati sono Renato Zero, Jovanotti, Ligabue, Pooh, Mina, Zucchero, Modà, Laura Pausini, Adriano Celentano, Claudio Baglioni, Max Pezzali e Måneskin. Da decenni le tribute band fanno numeri da capogiro con date sold out anche mesi prima del debutto delle tournée. Un giro d’affari che fattura complessivamente centinaia di milioni di euro per un fenomeno che, dopo gli anni della pandemia, sta tornando più forte di prima.
 

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