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Queen e Freddie Mercury, 30 anni fa l'atto finale

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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Quando i Queen entrarono in studio a Montreux per registrare i brani di «Innuendo» nessuno sapeva ancora che sarebbe stato il loro ultimo album insieme. Poi durante la lunga gestazione del disco, Mercury fu costretto a confessare tutto a Brian May, Roger Taylor e John Deacon. La sieropositività si era trasformata in Aids conclamato e le sue condizioni fisiche stavano peggiorando velocemente e visibilmente. E pensare che i Queen iniziarono a registrare le nuove canzoni già da marzo ’89, subito dopo le sessioni di «The Miracle». Da aprile a novembre di quell’anno, però, il lavoro in studio andò molto a rilento per gli impegni legati alla promozione dell’album precedente. Fino a quel momento Mercury non aveva parlato ufficialmente a nessuno della malattia. Il sospetto, però, già serpeggiava ovunque. Poi una sera di maggio, durante una cena dopo una giornata trascorsa ai Mountain Studios, il cantante svelò tutto.

 

 

Sono passati esattamente 30 anni da quando «Innuendo» è arrivato per la prima volta nei negozi di dischi, nel febbraio 1991, e appena 9 mesi prima della morte di Mercury. Era il quattordicesimo album in studio dei Queen e fu l’ultimo pubblicato con Freddie ancora in vita. Fu registrato con la sconcertante consapevolezza di essere ormai arrivati agli sgoccioli. Il cantante era indebolito nel fisico ma la sua voce restava plastica e brillante. Com’era sempre stata. «Innuendo» venne accolto in modo trionfale da fan e addetti ai lavori. Balzò subito ai vertici delle classifiche di mezzo mondo e oggi viene addirittura piazzato al 94esimo posto nella classifica dei migliori album di tutti i tempi. La canzone che dà il titolo all’intero lavoro è una sorta di citazione e aggiornamento della mitica «Bohemian Rhapsody». I suoi molteplici intrecci sonori, le parti acustiche e i cori in reverse ne fanno una cavalcata inesorabile e coinvolgente aggiornata al gusto anni Novanta.

 

 

«Quei giorni sono finiti ora ma una cosa è vera / Non puoi riportare indietro l'orologio, non puoi riportare indietro la marea / Mi piacerebbe tornare indietro una volta per un altro giro sulle montagne russe». Così canta Mercury in «These are the days of our lives» in cui sembra fare un bilancio della sua vita trascorsa tra eccessi d’ogni tipo e affetti a singhiozzo. La profonda solitudine della rockstar viene trascolorita in un videoclip in cui Mercury appare in tutta la sua magrezza. Le immagini sono state girate a maggio del ’91 ma rese pubbliche soltanto dopo la morte del frontman. Neanche il bianco e nero del filmato, infatti, riusciva più a nascondere la verità. Era fin troppo evidente che stavano scorrendo le ultime scene della sua vita. Per la verità, le prime insistenti illazioni cominciarono a circolare già dal febbraio ’90, quando Mercury fece la sua ultima apparizione pubblica ai «Brit Awards». Da quel giorno le sue precarie condizioni furono evidenti anche al grande pubblico. Il cantante era emaciato e dolorante e lasciava presagire quello che sarebbe successo solo dopo qualche mese.

L’ultimo singolo estratto da «Innuendo» non poteva che essere «The show must go on» pubblicato nell’ottobre ’91. Sono in molti a considerare il brano una sorta di testamento artistico e spirituale di Freddie Mercury. Non fu propriamente così visto che la canzone, in realtà, fu scritta dal chitarrista Brian May ma è indubbio che tutti i Queen furono costretti a fare i conti con l’inesorabile concetto della fine. Non a caso il brano fu pubblicato come capitolo finale dell’ultimo album. Mercury aveva lasciato Montreux ed era tornato a casa a Londra. Trascorse gli ultimi giorni nella casa di Garden Lodge a Earl’s Court che sarebbe poi diventata un vero mausoleo rock. Fino all’ultimo istante i Queen e Mercury hanno dato tutto senza risparmiarsi. «Innuendo» è la degna conclusione di uno straordinario percorso musicale che ha scolpito il talento nella storia del rock. «Lo spettacolo deve andare avanti / Dentro il mio cuore si spezza / Il mio trucco si potrebbe sfaldare / Ma il sorriso rimane ancora».

 

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